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Collana: Scrittori sardi
Anno: 2002
Dimensione: 12x19 cm
Pagine: 150
Prezzo: € 15,00
ISBN: 88-8467-089-6
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PAGINE CORRELATE

 

Giuseppe Marci

pubblicazioni

La coltivazione de' gelsi e propagazione de' filugelli in Sardegna

L'autografo de Il giorno del giudizio

Alpinismo a quattro mani

Index libri vitae

De su tesoru de sa Sardigna

Autobiografia

Di alcuni pregiudizii sulla così detta Sarda intemperie

Agricoltura di Sardegna

In presenza di tutte le lingue del mondo. Letteratura sarda: il Novecento

Famiglia Alpinistica

In presenza di tutte le lingue del mondo. Letteratura sarda

Il mondo che ho vissuto

Minori e minoranze tra Otto e Novecento

Opere edite

documento testuale

Bollettino di Studi Sardi

Domenico Simon
Le piante
a cura di Giuseppe Marci

L'autore

Domenico Simon (1758-1829), appartenente a una nobile famiglia algherese che ebbe un ruolo importante nella vita civile della Sardegna, laureato in giurisprudenza, vice-censore generale dei Monti di soccorso al fianco del Censore generale Giuseppe Cossu, partecipò da protagonista agli avvenimenti gloriosi del 1793. Eletto nella deputazione incaricata di presentare al Sovrano le cinque domande dei Sardi, visse a Torino un’esperienza dolorosa che gli fece prendere la decisione di non tornare mai più in Sardegna. Nella capitale sabauda, rifiutata la pensione attribuitagli dal Sovrano, trascorse un’esistenza ritirata e dedita agli studi, povero, lacero nelle vestimenta, incolto in tutta la persona, ma coll’occhio vispo dell’uomo d’ingegno, colla fronte serena dell’uomo virtuoso, colla brillante parlantina di ardente patriota (Giuseppe Manno).

Il curatore

Giuseppe Marci insegna Letteratura italiana all’Università di Cagliari. In questa collana ha pubblicato: V. Sulis, Autobiografia (19972), A. Purqueddu, De su tesoru de sa Sardigna (1999), G. Delogu Ibba, Tragedia in su isclavamentu (2000), A. Manca dell’Arca, Agricoltura di Sardegna (2000).

L'opera

Pubblicato nel 1779, Le piante è un poemetto in quattro canti che rientra nel genere didascalico particolarmente diffuso nel Settecento. Nato per un motivo occasionale, finisce col diventare un componimento sentito nel quale l’autore riflette sulle condizioni della Sardegna, sul paesaggio agrario e sulla situazione economica che la caratterizza quando i progetti di riforma sembravano dover assicurare il rifiorimento dell’isola.

 
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