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Tra editoria e didattica

Una "lezione spettacolo" su Vincenzo Sulis

Scoprendo la letteratura sarda

Il Liceo "De Castro" canta Vincenzo Sulis

Arti a confronto

Il mio incontro con Sulis

La ballata di Vincenzo Sulis

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RISPONDI AL QUESTIONARIO

L'iniziativa dedicata all'Autobiografia di Vincenzo Sulis ha coinvolto numerosi Istituti scolastici della Sardegna, decine di insegnanti, centinaia di studenti. Per loro abbiamo elaborato un questionario, chiedendo informazioni, osservazioni, proposte. Invitiamo tutti a rispondere: sarà un contributo prezioso che ci aiuterà ad impostare nel migliore dei modi il lavoro futuro »»

Il mio incontro con Sulis

Durante gli anni del liceo avevo svolto insieme alla classe un lavoro sulla storia della Sardegna senza soffermarmi sul periodo storico in cui visse Vincenzo Sulis e, non essendo neppure una grande appassionata di storia sarda, fino ad alcuni mesi fa non conoscevo né Vincenzo Sulis né la sua Autobiografia.
Sono venuta a contatto con il manoscritto dopo aver deciso di seguire un corso universitario di Filologia italiana che aveva come programma la lettura critica di quest'opera. Frequentate alcune lezioni, acquistai il libro e gli diedi una prima occhiata, ma lasciai passare una quindicina di giorni prima di leggerlo perché avevo paura di scoraggiarmi, visto e considerato il tipo di scrittura, la punteggiatura e lo scrittore dell'opera stessa. Credevo che non sarei mai riuscita a terminarlo tutto ed ero pronta a cercare in Internet le informazioni necessarie per conoscere il riassunto della vicenda narrata e fare così una certa impressione al prof. durante l'esame.
Effettivamente il primo impatto non è stato dei migliori perché la mia preoccupazione era rivolta principalmente a conoscere tutti gli elementi della vicenda senza prendere in esame altri aspetti. È risultato un lavoro un po' faticoso perché mentre andavo avanti mi accorgevo di non possedere le basi e le informazioni necessarie per poter affrontare una lettura del testo, anche se non scorrevolissima, almeno un po' facilitata. Vedevo una serie di segni in nota e, pur sapendo che possedevano e possiedono un valore specifico, non mi preoccupai di interpretarli. Ricordavo di aver letto in quinta ginnasio un libro dal titolo Jack Frusciante è uscito dal gruppo, un'opera di Enrico Brizzi, rivolta ad un pubblico sostanzialmente giovanile, praticamente priva di ortografia, con una serie di termini non "standardizzati" nell'italiano di tutti i giorni. Avevo trovato il libro molto scorrevole e divertente da leggere, quindi, forte di questa esperienza passata, ritenevo accessibile qualsiasi testo. Il paragone ha retto per… nemmeno due pagine! Infatti mentre la distanza temporale tra il momento in cui Brizzi ha scritto il libro e la lettura della sottoscritta era di circa cinque anni, quella tra la scrittura del manoscritto del Sulis e la mia lettura di quasi duecento… È chiaro che la comprensione è totalmente differente: è molto più facile capire tutte le sfaccettature di un testo contemporaneo, anche se scritto in un modo particolare, piuttosto che un testo a noi lontano per il quale, se si vuole capire fino in fondo, è necessario fare una serie di ricerche da diverse fonti, che forniscano tutte le informazioni necessarie per la comprensione del testo stesso.
Dopo essere quindi arrivata alla conclusione che non avrei cavato un ragno dal buco senza l'ausilio di tutti gli strumenti messi a disposizione dall'edizione critica, ho letto la premessa, che spiega i motivi che hanno spinto a proporre l'Autobiografia nella collana "Scrittori sardi"; la parte introduttiva, che aiuta ad approfondire certi aspetti che, forse, seppur colti con la semplice lettura del testo, vengono analizzati in modo più dettagliato; l'introduzione storica, in cui si ha un quadro della situazione che la Sardegna ha vissuto dalla seconda metà del XV sec. fino alla prima metà del XIX e, infine, la parte sulle note al testo, di fondamentale importanza perché fornisce le chiavi di lettura dell'Autobiografia, in quanto spiega i criteri adottati per la stesura dell'edizione. In questo modo ho capito che la prima è stata una lettura prematura e per certi aspetti troppo sbrigativa.
Con la seconda lettura ho potuto cogliere molti più particolari rispetto a quelli che pensavo ci fossero, ho capito la vicenda narrata, ho notato quali fossero gli aspetti che, a parer mio, l'autore dell'Autobiografia ha voluto sottolineare. Sembrava quasi di vedere il Sulis stesso correre da una parte all'altra, incitare i suoi uomini, darsi da fare in tutti i modi per la sua città; sembra quasi un cronista che descrive i fatti in modo obiettivo, non parlando negativamente dei nemici. Questo non vuole essere un elogio gratuito al protagonista, ma è una semplice descrizione degli effetti che una attenta lettura del testo ha suscitato nella sottoscritta e non solo… Una volta, infatti, discutendo del libro insieme ad alcuni colleghi di corso, siamo stati tutti concordi nell'affermare che è stato un uomo di grande coraggio e dotato di una tenacia che non passava inosservata. Un altro aspetto che è saltato fuori è stata la sua grande memoria. Nonostante fosse rimasto in carcere per più di due decenni e non avesse avuto la possibilità di parlare con qualcuno di tutti i fatti accadutigli, nel momento in cui Tola gli commissiona le sue memorie, il Sulis riesce a descrivere quasi per filo e per segno, dimenticando solo qualche particolare, tutto ciò che era accaduto.
Un altro personaggio importante da citare è stato proprio il Tola che non solo ha spinto Sulis a scrivere, ma ha fatto in modo che si mettesse in luce un aspetto del protagonista: l'orgoglio e la fierezza per ciò che era riuscito a realizzare durante la sua vita: credo che man mano che scriveva, emergesse in lui la voglia di raccontare il suo passato ed esprimere il proprio punto di vista.
Bisogna anche sottolineare che per lui è stata un'impresa anche quella di scrivere un testo in italiano perché questa è come se fosse una seconda lingua: la prima era sicuramente il sardo. È facilmente comprensibile perché alcune espressioni dialettali sono ben visibili e molte parole hanno una scrittura incerta. Durante una lezione sono state confrontate alcune pagine dell'opera con alcune lettere di tre persone di quel periodo ed è emerso come rispetto agli altri il Sulis avesse una cultura nettamente superiore, conoscesse molto meglio la lingua italiana e sapesse, seppur non in maniera completamente sicura, scriverla.
Nonostante io sia un'esterofila e spesso apprezzi molto di più ciò che proviene dai Paesi stranieri piuttosto che le cose che abbiamo noi, devo ammettere che è stato piacevole approfondire alcuni degli spunti del testo e leggere un po' di storia sarda, cosa che fino ad ora avevo fatto solo in parte. Il bilancio è stato positivo e, anche se mi sono avvicinata all'Autobiografia spinta inizialmente dall'obiettivo di superare un esame, considerato che solitamente leggo libri di altro genere, sono più che soddisfatta di questa esperienza e mi sento di consigliarne anche ad altri la lettura.

Francesca Sirigu
 
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