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ROSSANA COPEZ


Nuoro, Il Maestrale, 2004
Si chiama Violante
Rossana Copez

Manuel de Figueira, questo era il nome con cui mi si era presentato con modi ossequiosi, peraltro rari in un uomo di mare, non aveva più la faccia tirata e tesa di alcuni giorni prima, al momento della partenza. Aveva combattuto con le onde lui, aveva governato con sapienza il suo equipaggio, forse non aveva chiuso occhio per troppe ore di fila. Ma adesso che l’imbarcazione era sicura dentro il porto, il volto gli si era rilassato e un accenno di sorriso rivelava la soddisfazione per l’impresa: nessuna tempesta, nessuna malattia tra gli uomini a bordo, nessuna minaccia di pirati, niente. Si era accostato a me con uno sguardo d’intesa, come dire sono stato bravo!, ma gli era uscito solo: - Per la grazia de Diòs è andato tutto bene, la canaglia morisca si è tenuta lontana da noi per tutto il tempo.

Per tutto il tempo…
Sono approdata in quella terra in un settembre.
Per tutto il tempo della traversata avevo assaggiato gli spruzzi salati delle onde. Da Barcelona fino a lì. Poi Esperansa era scivolata leggera e la città si era avvicinata sempre di più, sempre di più. Gli occhi stretti a vederla meglio, a ripararmi da un sole che filtrava per una foschia chiara, quasi lattiginosa.
Ed eccola Cagliari bianca, su un grande zoccolo di roccia calcarea affiorante dal mare. Difficile capire dove terminava la roccia e dove iniziavano le case. Poi le acque del golfo avevano risucchiato dolcemente la nave, come ad abbracciarla. E si approdò.
Era un dolce settembre e il mare profumava come mai aveva saputo. Penetrante, eccitante, che portava d’istinto a tirar su col naso, a inspirare senza sosta. Per non perderlo, per rubarlo agli altri…Ma ancora odori: di zafferano, di rosmarino, e ancora di zafferano, di cui erano colme grosse ceste pronte all’imbarco, nuvole di fiori viola, e profumo di alghe vive che facevano sentire la loro presenza da sotto gli scogli.

 
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