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ENRICO COSTA


Ada
Enrico Costa

 D'Ada gentil sapete,
Voi, la dolente storia? - A me d'intorno
Venite: io la dirò.

 Bella, modesta,
Ada m'apparve un giorno
Fra le danze più liete.
Parea di quella festa
O noncurante, o stanca.
Pensosa ell'era e mesta,
E come neve avea la faccia bianca.

 Sola, e nel suo pensier tutta raccolta,
La vidi un'altra volta
Triste, pensosa, pallida.
Teneva in fra le dita
Un fiorellin di prato:
Forse impromessa tenera, carpita
In un'ora d'ebrezza;
Forse ricordo doloroso e muto
D'un arcano peccato;
Forse gentil carezza,
Forse rimorso d'un amor perduto!
 Che pensasse non so; non seppi mai
Quale smania segreta, o qual dolore,
Le torturasse il core.
So che di baci e lagrime
Ada bagnava il fior; so che languìa
Per un'occulta fiamma;
So che neppur la mamma
Trar seppe dal suo labbro una parola.

 E non facea che piangere
La povera figliuola!
Per lei non v'eran gioie,
Non riso, non piacer. Le sue giornate
Scorrean tutte monotone,
Vedove, sconsolate.
 Allor che il sol spuntava, o quando a sera
Sparìa all'orizzonte,
Ada chinava la pensosa fronte
Per dir la sua preghiera;
Ma tornavano allora a la sua mente
Le rimembranze care,
E non potea pregare!
 Quando la notte tepida, stellata,
Circondava di sogni e di carezze
Il letto verginale,
Ada volea lenire
Col sonno i suoi tormenti;
Ma bagnava di lagrime il guanciale,
E non potea dormire!
 Quando co' canti gli augeletti in coro
Salutavano in ciel l'alba novella,
Ed i suoi raggi d'oro
Mandava il sole a la vergine bella,
Ada levava il viso
Dal tiepido origlier - ma pel mattino
Non aveva un sorriso!
 Quando i superbi fior del suo giardino,
Stillanti di rugiada,
Mandavan riverenti
I lor profumi ad Ada,
Ada premea sul seno il fior dei campi;
Ma muto era il suo labbro, e gli occhi suoi
Più non mandavan lampi!
 E piangea su quel fior, venuto meno
Sotto i baci e le lagrime:
Sul bianco fior non mai da lei diviso
E ch'ella aveva ucciso
Coi palpiti del seno.
 Era mesta, pensosa, e sempre sola;
E non facea che piangere
La povera figliuola!...

 Tornò l'april - ma la stagion fiorita
Per Ada non tornò! La sventurata,
Nel suo letto prostrata,
Fiorir non vide i mandorli.
 Ella morì d'amore
Né rimpianse la vita!
Morì chiudendo il suo segreto in core.
Senza tema d'oblio,
Senza accusar di sue sventure il fato,
Senza chiedere a Dio
Né grazia e né pietà pel suo peccato!

 Fra i cipressi del colle di Bonaria,
Ove andava a pregar tutte le sere,
Ada fu seppellita:
Fra le modeste pagine
D'un libro di preghiere
Or giace il fior che tolse a lei la vita...

 Altro a dir non mi resta:
D'Ada gentil tutta la storia è questa!


Cagliari.

 

 
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