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ENRICO COSTA


Giuseppe Gamba. Necrologia
Enrico Costa
Povero Gamba: è morto la sera del 29 gennaio, là, in Via Arborea, in una squallida cameretta, lontano dai parenti e dalla sua terra natale!
L'onesto operaio piemontese, colpito da un violento malore, moriva dopo sei giorni di malattia. Non aveva che 55 anni, ma ne addimostrava molti di più; perché l'assiduo lavoro può qualche volta far ringiovanire l'anima, ma fa anzitempo invecchiare il corpo!
Chi non conosceva Giuseppe Gamba, il gentilissimo direttore della nostra Tipografia? Chi non conosceva quel vecchietto arzillo e manieroso che ti veniva incontro, tutto grazia e complimenti, per ricevere le ordinazioni e per soddisfare i tuoi desideri?
Era il papà di quei buoni giovani operai compositori. Essi lo chiamavano Monsù Gamba!
E li amava quei buoni operai, veh? Oh se li amava! Quei diavoletti erano per lui come altrettanti ricordi d'infanzia; perché il povero Gamba rappresentava 40 anni di lungo, assiduo e onesto lavoro - di quel lavoro, che vuol dire star dieci ore al giorno immobili, in piedi, colle mani che scorrono sulla cassa dei caratteri, e coi polmoni che aspirano coll'aria la polvere fatale dell'antimonio, la quale logora anzitempo quelle povere esistenze!
Giuseppe Gamba era stato per ben 30 anni presso il cav. Marzorati, il Nestore dei tipografi di Torino. Il vecchio Marzorati volle ritirarsi e vendette la Tipografia all'avvocato Piga, il quale la ribattezzò col nome del più grande cittadino sassarese: AZUNI. Il povero Gamba quel giorno provò il dolore di un timoniere che vede affondare il suo legno! Gettò uno sguardo ai torchi, alle casse dei caratteri, ai vantaggi, ai compositoi, ed un pensiero balenò alla sua mente. Si presentò risoluto al suo Principale e gli disse:
- Cav. Marzorati; voi vendeste la vostra Tipografia - io però non posso dividermi da quegli attrezzi che furono sempre i miei fedeli compagni nei giorni felici e in quelli della sventura. Io mi vendo con essi - vado in Sardegna!
Fece fagotto dei suoi effetti, baciò l'unica sua figlia e disse addio alle sue Alpi ch'egli non doveva più rivedere!
E il Gamba impiantò a Sassari la Tipografia Azuni, e la diresse per sette anni destando l'emulazione in tutti gli operai. E il proprietario gli fu sempre riconoscente, e fu il primo a seguirne la salma fino all'ultima dimora.
Io l'ho veduto poche ore prima di morire. Era là, disteso nel suo letto di morte, fra le quattro pareti della sua nuda cameretta. Vidi incorniciati, al muro, tutti i versi che i giovani compositori solevano offrigli nel suo giorno onomastico. Pareva quasi che quel vecchio soldato dell'operosità volesse mostrare a tutti, con orgoglio, quelle decorazioni guadagnate sul campo del lavoro! Parea volesse dire, che la maggior sua gloria era risposta nell'amore dei suoi giovani colleghi!
A poca distanza dal letto, appesi ad un chiodo, erano il suo cappello e la giacca delle feste - simbolo del giorno del riposo concesso all'operaio dopo una settimana di penoso lavoro.
Il pover'uomo aveva il respiro affannoso - smaniava, era inquieto; e teneva fissi gli occhi negli occhi degli amici che attorniavano il suo letto.
- Come vi sentite, Gamba?
Mi guardò in un modo strano - quello sguardo mi trafisse il cuore!
- Me car sieur, la va nen ben! ... la va nen ben! ...
Tre ore dopo non era più!
Il domani alle quattro di sera lo han portato via! I giovani della Tipografia, colla fronte dimessa, colle lagrime agli occhi, seguivano silenziosi quella bara coperta di un drappo nero. Non meno di duecento fra giovani operai ed amici accompagnavano il feretro. Il prete intuonò i versetti del triste salmo, ma gli operai camminavano in silenzio; forse perché in quel momento un lugubre pensiero, come un tristo presagio, attraversava la loro mente!
La giornata era fredda, piovosa. E gli operai lo hanno lasciato laggiù, tutto solo, il povero Gamba, sotto gli archi di quell'umida chiesa! E son tornati taciti al lavoro, che avevano interrotto per pagare l'ultimo tributo al collega, all'amico, al padre!
Povero vecchio, tu non sei più presso la macchina, dirigendo la tiratura della Stella! Hai voluto far festa in questi giorni, povero Gamba: pure non hai indossato la tua giacca - essa è sempre là, appesa al muro, insieme al tuo cappello!
Eri onesto, eri buono, eri cortese; ma nessuno scriverà sopra un libro d'oro i fasti della tua modesta vita laboriosa!
Eri generoso, amavi l'arte e il lavoro; ma nessuno parlerà del nobile serto di sudore che fregiava la tua fronte!
Eri il re dei galantuomini; ma ben pochi ne terranno conto; perché l'esser galantuomo è un dovere per i poveri, ed è una virtù per i grandi!
Eri virtuoso; ma le tue modeste doti scenderanno con te nell'oscura fossa. Per te non si chiuderanno i teatri, né si veleranno a bruno le bandiere! Tu non avrai né iscrizioni, né marmi, né pompe funebri! Avrai la semplice croce dei poveretti!
E se un giorno tua figlia verrà in Sardegna per vedere la zolla dove ti hanno sepolto, non troverà forse neppur quella croce; perché la fossa dei poveri è comune, e cangia ogni lustro i suoi cadaveri! E quando tua figlia chiederà al custode del Cimitero la zolla sulla quale deve pregare, quegli le risponderà con cinismo:
- Prega dovunque - è tutta terra!
E la tua memoria?
Oh, la tua memoria vivrà sempre nei buoni operai! E quando la sera del sabato quei giovani parleranno della loro arte e del loro lavoro, si diranno l'un l'altro:
- Te lo ricordi, eh? Era un buono ed onesto operaio, monsù Gamba!!
 
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