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ENRICO COSTA


Melensaggini. Vero estratto di poesia da pubblicarsi nella quarta pagina di un giornale
Enrico Costa
Una donna che, nel silenzio, tutta sola nella sua cameretta, col seno palpitante, con un leggero rossore sulle guancie, scrive una lettera al suo lontano amante, è forse lo spettacolo più commovente della creazione - forse più bello che il sorgere del sole. Quella donna confida a un pezzo di carta i suoi pensieri, i suoi palpiti, le sue più care speranze! - ella trasfonde tutta la sua anima in quel foglio, che costa, poco più di un centesimo.
Qual'è l'altro animale in terra che ci sa fare altrettanto? Il gatto non ci arriva! - il cane non sa scrivere!!
Gran bella cosa vedere una donna amata tracciare con bianca mano dai caratteri neri! E quanti giovani, appena ricevono una letterina profumata, ne baciano con trasporto le cifre! - Ed io che non l'ho mai potuto fare!?
È proprio così! - tutte le volte che ho ricevuto una lettera da una donna io non ho potuto vincere un senso di raccapriccio... Attraverso la poesia di una lettera sentimentale, ho provato tutta la prosa della busta e del francobollo! - L'angelo che pensa non mi ha fatto dimenticare l'animale che lecca!...
E sapete come io ragionava nei giorni in cui riceveva una lettera per la posta? Mi pareva di vedere la mia donna scrivere a tavolino.
- Eccola!... (dicevo fuori dai sensi) Ella ha terminato la lettera... Dopo le sacramentali parole: e sono per sempre la tua, ella scrive il suo nome... che bel nome! Com'è ben fatto quel D.! come son dritte quelle aste e quei filetti!... Eccola... ella passa sullo scritto la carta sugante (la sabbia sa di prosa!)... piega la lettera in quattro parti... apre una busta, sorridendo... vi colloca con delicatezza quel foglio... e poi... Angeli del Cielo! cuopritemi gli occhi non le vostre ali! ... Da quelle labbra sorridenti, così pure, così porporine, io vedo uscire un palmo di lingua - una lingua vischiosa, gelatinosa che rientra a più riprese nella bocca in cerca di saliva per inumidire i margini gommosi della busta... Orrore!!! Quella faccia fa delle smorfie, quella lingua fa la ruota attorno al muso. Parmi vedere un capro che ha addentato un'erba velenosa... Ella scrive l'indirizzo, il mio indirizzo, e poi...lecca un francobollo da 20 centesimi!... Ma... oh Dio!... il ritratto di Vittorio Emanuele si è incollato alla sua lingua... lo distacca con forza e lo applica rabbiosamente e a sghembo sulla busta, proprio sopra al mio nome, cuoprendo la metà delle parole Al Signor... Infine ella si pulisce il muso vischioso, suona il campanello, e consegna alla cameriera quella lettera perché la getti nella buca postale... quella lettera che è indirizzata a me, e che è ancora tutta umida di saliva, ... Orrore! orrore!!
Questa visione tremenda mi atterrisce ogni volta che io ricevo una lettera; questa visione fa sì, che io non posso più commuovermi alla lettura di una lettera, specialmente se è di una donna... Io non vedo che una bocca spalancata e una lingua che mi deride!
E l'uomo, quest'essere ragionevole che inventa i telegrafi e la polvere da cannone, non è buono ad inventare un mezzo semplice per chiudere una busta, senza obbligare la creatura di Dio a cacciar fuori la lingua come un impiccato!... Dov'è dunque questo progresso?... È una vera infamia!e bisogna mettervi riparo - E dire che noi ridiamo di quei poveri coscritti che per sigillare le loro lettere si servono del pane masticato!... Ricredetevi, o progressisti! - il pane masticato è molto più nobile della busta con la gomma - che noi tutti, uomini e donne, siamo costretti a leccare ogni qualvolta scriviamo.
 
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