HOME
 
CHI SIAMO
 
PUBBLICAZIONI
 
AUTORI
 
PERIODICI
 
DIDATTICA
 
LESSICO
 
BIBLIOGRAFIA
 
RECENSIONI
 
EVENTI
 
CREDITS
Vai all'indice di questa sezione

ENRICO COSTA


Le mie sette amanti in rapporto coll'universo
Enrico Costa
DAL REGNO MINERALOGICO

Eloisa era bianca come l'alabastro, e la sua carnagione pareva di marmo. Aveva i capelli d'oro, la voce argentina, le labbra di rubino, e, quando sorrideva, mostrava una doppia fila di perle preziose. Le sue pupille, color di cielo, sembravano due turchine, e scintillavano come diamanti. Coi suoi vezzi ella avrebbe piegato al suo comando un uomo di ferrea volontà e dai muscoli d'acciaio. Ma, ohimè! quella donna così bella celava nel seno un cuore di pietra!

DAL REGNO VEGETALE

Geltrude aveva capelli d'ebano, le labbra di corallo, e le guancie di rosa; i suoi occhi, neri come due more, erano tagliati a mandorla. Bella come una camelia, modesta come la violetta, ingenua come il gelsomino, pura come il giglio della valle, ella aveva una voce soave come il profumo del fior d'arancio, e, quando camminava diritta della sua persona, l'avresti presa per la palma dei deserti o per un cedro del Libano... Ma, ohimè! nel più bel fiore della età, nella primavera della vita ella si appassì sullo stelo, e passò sulla terra inosservata come l'erba dei campi!

DAL REGNO ANIMALE

Clorinda aveva il collo di cigno, i denti di avorio, ed i capelli neri come l'ala di un corvo. Ella sorvolava sulla terra con la leggerezza d'una farfalla, e la sua voce melodiosa vinceva quella dell'usignolo. Era pura come una colomba, melanconica come una tortorella, mansueta come un agnello, e sana come un pesce. Guai però se la toccavi nell'amor proprio!
Allora diventava una tigre, e nessun uomo sarebbe potuto sfuggire ai suoi artigli!

DAL BOLLETTINO METEOROLOGICO

La vita di Carlotta trascorreva serena; il suo sospiro scendeva al cuore come un zefiro profumato di aprile, o come la benefica rugiada del mattino. Talvolta però la quiete del suo animo era turbata dal soffio della malignità, e allora si faceva bianca come la neve, i suoi occhi versavano torrenti di lagrime, e una rabbia feroce inondava il suo cuore. - Quando una densa nebbia offuscava la sua ragione, i suoi occhi mandavano lampi, e quando nel suo cuore ferveva la tempesta delle passioni, la sua voce tuonava come una maledizione contro i suoi nemici, i quali rimanevano fulminati dai suoi sguardi di fuoco.

 

DA UNA COMPAGNIA DI SALTIMBANCHI

Ernestina mi rapiva in estasi con la potenza del suo sguardo, ed io rimanevo sospeso fra il cielo e la terra, e con uno sforzo sovrumano tentavo invano di afferrarmi alla vita reale. Se io volavo col pensiero a quell'angelo, mi sentivo cogliere dalle vertigini dell'amore... Ma ohimè, la corda del destino era troppo tesa, e si ruppe, ed io, dopo una cruda lotta, precipitai dall'altezza di quelle care illusioni per cadere spossato e privo di sensi in questo basso mondo, teatro delle umane miserie!

 

 

DALLA CUCINA PIEMONTESE

Invano io chiesi amore a Lucinda - ella era cruda. Il fuoco dei suoi sguardi aveva lentamente consumato il mio cuore. Io era sui carboni ardenti, ma di tante cure non raccolsi che un pugno di amara cenere. Quella dolce fanciulla, che pareva fatta di latte e miele, era cotta invece di un altro giovine... che non era io. Ah l'infame! Ora capisco perché i discorsi che mi faceva erano conditi di molto sale! Aveva ben ragione Michele Uda quando disse che la donna non era altro che un granello di pepe sotto ad uno stratto di burro! Eccomi pasto della maldicenza! Ah, no, non posso digerirla! Bisognerebbe purgare la società da queste donne così incostanti!

 

DA UN MAGAZZINO DI TESSUTI

La carnagione di Sofia era morbida come il velluto, e i suoi capelli parevano di seta... Al vedermi si fe' pallida come la tela... Poverina, era malaticcia! La sua vita era stata intessuta di sventure, e la Parca crudele aveva con le forbici tagliato il filo della sua esistenza! Ella vendeva salute, eppure fu spacciata dai medici Scontò a caro prezzo un infelice amore! Sofia vide fallire tutte le sue più belle speranze, e la tomba, finalmente, la chiuse nel suo seno. Ella morì senz'aver pagato il suo debito alla maternià.

 

Sassari, febbraio 1876.

 

 
Centro di Studi Filologici Sardi - via dei Genovesi, 114 09124 Cagliari - P.IVA 01850960905
credits | Informativa sulla privacy |