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ENRICO COSTA


Realismo. Conclusione
Enrico Costa
Prendo la penna per l'ultima volta per dar termine ai miei articoli sul Realismo, nei quali ho buttato giù, alla buona, alcuni miei pensieri sull'arte e sulla letteratura. Che cosa ho preteso di fare? Non lo so. - A che tendono i miei ragionamenti? A nulla, amico mio. Ho fatto quattro chiacchiere, ed ecco tutto! Felicissimo di aver lasciato il tempo e gli amici come li ho trovati. Dopo le mie sette tirate (numero preciso dei peccati mortali) tu sei rimasto colle tue opinioni - ed io colle mie.
L'opinione. Bella parola! Una parola che non dice proprio nulla - o dice troppo. Quando un uomo, colla gravità d'un magistrato, ha detto: questa è la mia opinione, non ha fatto che rinnegare la verità - e verità non dovrebbe esisterne che una sola! - Ammettiamo, per esempio, che una cosa sia nera. E con ciò? Colla forza dell'opinione tu sei libero di crederla verde, ed io padronissimo di crederla rossa. Vedi comodità! Dio ha inventato le opinioni per la stessa ragione che gli uomini hanno inventato le molle delle vetture e le paracadute dei palloni areostatici. - La Provvidenza ha fatto in frantumi la ragione per darne un pezzo a ciascuno.
Un grand'uomo - Gioberti - ha scritto che l'opinione è la nemica diretta della verità. Una gran donna - la Staël - ha detto, che l'uomo passa facilmente da una opinione all'altra quando il suo interesse lo esige - e non ha torto. Esaminate infatti tutti gli uomini serî che vantano una salda opinione, massima in politica, e vi convincerete che la loro opinione è sempre in diretta comunicazione coi propri interessi. L'ambizione, la vanità, la riconoscenza, i rapporti sociali, il riguardo ai parenti ed agli amici, un puntiglio, un rancore ecc., ecc., tutto basta a creare un partito, un'opinione. Una pensione mal liquidata basta talvolta a far cambiare un monarchico in repubblicano - ed una onorificienza inaspettata potrebbe alla sua volta far cambiare un repubblicano in monarchico. Abbiamo pur troppo nella storia contemporanea più di un esempio, e di un caso e dell'altro! - Tiriamo innanzi, chè altrimenti il mio brodo lungo potrebbe dare ai nervi del Dottor Faust! - Ho fatto questa digressione semplicemente per dimostrarti, che le nostre due opinioni sono... come le opinioni: tutte buone e tutte cattive, per dirla col Guerrazzi.

** *


Io non voglio entrare in serie discussioni, perché si andrebbe alle Calende greche. Vorrei solo che mi si provasse come il Realismo, questo realismo della terza maniera, possa far bene alla società; come un padre di famiglia, facendo il sacrifizio di poche lire per acquistare qualche libro di poesie realistiche-scollacciate, sia sicuro di vedere istruite e bene incamminate le proprie figlie nella via del... (lascio in bianco il nome della via e il numero della casa!) Vorrei infine mi si dicesse, come da questa nuovissima scuola la patria possa ripromettersi una generazione di forti; salvochè non s'intenda imitare gli antichi Spartani, i quali solevano prestare la prorpia moglie agli uomini forti per avere una robusta razza di eroi e di guerrieri!
Il reale del Realismo è uno solo; che oggigiorno si leggono su per i giornali poesie tali da far arrossire la carta dove sono stampate; poesie tali che fanno ribrezzo, perché sono prive anche di quella foglia di fico, la quale, poco tempo fa, serviva a celare le vergogne di una scuola che arrossiva qualche volta della propria nudità - segno evidente che a lei rimaneva ancora un briciolo di pudore. La cortigiana che nel darsi arrossisce, può nel Trivio passare per donna onesta!
Lo dico nuovamente - io non intendo parlare di quel sano realismo che dev'essere l'obbiettivo dell'arte e della scienza - intendo parlare di quel realismo cristhofle, il quale non è altro che la lascivia e oscenità.
Io son di parere, che l'errore consista nella definizione - si è scambiato il realismo col sensualismo - ecco tutto! Tanto è vero, che se un giovine scrive quattro versi un po' grassi, si dice bonariamente: appartiene alla scuola realistica! - Non ho mai saputo spiegarmi poi, perché il brutto, l'osceno, il deforme debbono chiamarsi realismo - e la virtù, la fede, l'onestà debbano prendere il nome di romanticismo!
« Bisogna emnaciparsi - togliersi dalle pastoie del passato, perché l'arte ha bisogno di slanciarsi! » E si slanci pure, chè la Natura è inesauribile, e vi è luogo per tutti; ma non fermi però i suoi voli unicamente nei pantani, come i calabroni, pel solo scopo di dar nell'originale! - Dall'Arcadia al Realismo è un abisso - passando dalla Siberia al Senegal si corre il rischio di buscarsi un raffreddore.
L'accusa che si muove all'antica scuola è quella di ripetere le stesse canzoni - e il Realismo non vuole accorgersi che nel giro di pochissimi anni non ha fatto che aggirarsi sui medesimi soggetti che hanno rotto i timpani al colto pubblico e all'Inclita. Sulla sala anatomica esistono centinaia di poesie; l'acqua che cola nella cassa dei morti fu cantata da mille. I nuovi campioni del realismo entrano in lizza con un sacco di vermi e di fosforo, col marcio delle carni e cogli idillii che finiscono comodamente in un'ottomana.

***

Parlaimoci chiari, via! Né stucchevole Arcadia, né Realismo sollacciato. Orsù, poeti del passato e dell'avvenire, cominciate da una buona volta ad occuparvi del presente! Venite a transazione, e mettetevi d'accordo, concorrendo a tener alta in Italia la letteratura, con quelle forze intellettuali di cui ognuno può disporre. - Né francesi, né tedeschi, perdio! - siate Italiani! Il nostro cielo ha un eterno sorrriso, i nostri giardini hanno un eterno profumo; - voi non avete bisogno d'importare dall'Estero nuove inspirazioni per vestire le vostre anime, come avete importato i figurini della moda per vestire i vostri corpi. Unitevi - il mezzo è facile: - Il così detto Realismo monti un gradino per togliere i piedi dal fango - e il così detto Idealismo ne scenda uno per togliere il capo dalle nuvole. Così facendo le due scuole riusciranno a darsi la mano per combattere unite sotto un'unica bandiera che ha per motto: la gloria della patria!

***

La mia opinione pertanto è questa: che noi dobbiamo rendere questa vita più che si può tollerabile; - che il fare le apologie alla noia, al materialismo e alle donne perdute o da perdere, è la più solenne corbelleria; - che, giacchè ci siamo, nel mondo bisogna starci - e se ci stiamo bisogna starci il meno male possibile, cercando di fare un po' di bene ai nostri simili, o almeno non facendo loro male; che le noie, lo scettcismo e gli sconforti a vent'anni, oltre essere indizio di animo fiacco e di mente inferma, sono un tristo preludio per l'avvenire; che se gli uomini o la natura, se le avversità o le ingiustizie ci amareggiano l'anima e ci spingono nostro malgrado all'odio, alla noia od alla irrisione, dobbiamo fare in modo di annoiarci soli, senza trascinar gli altri in queste brutte affezzioni con bestemmie elzeviriane; che se un po' d'ideale o un'illusione possono talvolta recar sollievo a quei tali che in mezzo ad una vita travagliata hanno bisogno di fede, noi non dobbiamo prenderci la briga di distruggere la loro felicità, per noi illusoria!
- Questa è la mia opinione, che tu sei padronissimo di credere nemica della verità in compagnia di Gioberti.

***

Io rispetto la schiera dei realisti, frai quali conto molti amici personali; non lascio però di dire che la maggior parte di loro sono realisti quanto io sono turco. In quasi tutti i componimenti realisti vi è uno studio accurato di parere quello che non si è. Ho letto molte e molte di queste poesie piene di cuore, di sentimento, di soave mestizia - poesie che hanno una tinta idealistica, senonchè vengono chiuse improvvisamnete con parecchi versi osceni, messi lì a malincuore come una specie di coàgolo, come un'etichetta, come una marca di fabbrica che puzza di contraffazione a un miglio di distanza. - Che soavità, che delicatezze di pensieri, che forma seducente in molte poesie dello Stecchetti! - Quanto affetto, quanto cuore, quanta spontaneità, o Stiavelli, in molte tue poesie! Quanta gentilezza nei versi dello Scano, e quanta efficacia in quelli del Putzolu! - Che cosa rende realistici quei lavori? - Qualche verso assassino messo qua a là con arte come per dire: « - badate veh? Noi apparteniamo alla nuovissima scuola, e se abbiamo toccato il sentimento, lo abbiamo fatto per irriderlo! ». In poche parole, vi vergognate di essere creduti capaci di commozione. Voi ridete, ridete sempre, ma il vostro riso non ha anima - è una semplice contrazione di muscoli; perché il vostro volto non è capace di mascherare la gentilezza del vostro cuore. - Perdona la mia franchezza - io parlo così perché, meno lo Stecchetti, vi conosco molto da vicino, ed ho avuto largo campo di provare i vostri nobili sentimenti. Mi spiace dirvelo, ma voi non potete sentire tutte le cose che scrivete!

***

Ed ora lasciami esternare alcuni miei pensieri, che io nasconderò modestamente sotto il nome di opinioni per salvarmi dall'ira di tutti gli idealisti, e di tutti i realisti arrabbiati della terza maniera.
Io non ho spauto mai darmi ragione della guerra accanita che da parecchi anni ferve in Italia fra i realisti ed i romantici. Credo fermamente, se non rettamente, che in arte e in letteratura non possono esistere scuole. La scuola è sempre una - quella che conduce al morale perfezionamento per mezzo del bello, del buono e dell'onesto, ponendoli a confronto, se così piace, col deforme e col brutto, per dar loro più risalto. Si può essere filosfi e spregiudicati fino al midollo, senza essere laidi o impertinenti - si può ridere e scherzare, senza però gettare il fango su povere disgraziate che noi dobbiamo compiangere. - Io non intendo il vostro sogghigno da Mefistofele - ma intendo il sogghigno di Alfieri, di Parini, e di Giusti. Ridete come loro, e sarete benedetti dalla umanità.
Il poeta non dev'essere realista né idealista per sistema, per passione, per partito. Partiti e passioni né abbiamo già troppo in politica, e vediamo qual vantaggio recano al paese. - Il poeta deve scrivere come gli detta il cuore, col fermo proponimento di giovare o di dilettare!
Il pensiero unano segue sempre le fasi della vita. Oggi lo sconforto e il dubbio - domani la fede e la speranza. Oggi imprechiamo gli uomini e la natura perchè ci crediamo reietti dalla società - domani torniamo fidenti alle nostre memorie d'infanzia, e ricordando l'antica fede, la pietà di una madre, e le serene illusioni dell'età spensierata, adoriamo Dio nelle meravigle e nei misteri della creazione. - L'anima ha i suoi eccessi di fede e i suoi eccessi di dubbio; ha le sue ore di sconforto e le sue ore d'estasi - il poeta canta sempre - canta nella felicità, canta nel dolore. Che cosa sono le scuole? - per me sono questioni di lavori editi ed inediti... e mi spiego: I realisti pubblicano unicamente le poesie scritte nelle ore dello conforto, e celano le altre composte nei giorni della speranza; - gli idealisti invece dànno alle stampe le poesie del sentimento, e chiudono a chiave quelle scritte nei momenti di sconforto. - Una perquisizione a domicilio metterebbe a nudo i poeti, i quali si rassomigliano tutti perché sono uomini - salvo poche eccezioni!
Conchiudo ripetendo: - Uniamoci! - è il miglior modo di combattere. Combatter che? - Non le scuole ma lo sconforto sistematico e le mollezze. Non ci faccia paura di confessarlo - una sola cosa ci fa difetto: la morale; e senza morale non può esistere religione, non può esistere politica, non può esistere arte né letteratura!

 
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