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ENRICO COSTA


Realismo. Il teatro
Enrico Costa
« Oggi Prati e Aleardi fanno sorridere, mentre si divora la Postuma di Stecchetti. »
E con ciò, che cosa vuoi provarmi? Che i realisti hanno ragione? Neanco per sogno!
- Mi proverai, tutt'al più, che la società ha torto: che la società fu corrotta da certi letterati, i quali hanno pervertito il suo buon gusto somministrandole bibite forti; per cui oggi essa non dà segni di vita se non le applichi i senapismi ai piedi.
E' precisamente la stessa questione del Teatro. Alcuni sommi critici gridano: « è il pubblico che dà il verdetto! Quando esso accorre rumoroso al Teatro, e batte le mani, e schiamazza, e domanda la replica, la commedia è buona - è un capolavoro; l'Autore può andarne superbo, perché ha raggiunto lo scopo!»
Ciò è falso - assolutamente falso.
Quando Paolo Ferrari nell'ottobre del 1853 si rivolgeva a Gustavo Modena con preghiera che gli rappresentasse il suo Goldoni e le sedici commedie, il sommo Attore non volle saperne, dicendo che non ne avrebbe ricavato neppur la metà delle spese della Compagnia.
Fra le altre cose gli scrisse:
« ... Io istrioneggio per non morir sulla paglia; dunque servo al colto pubblico le pietanze che gli piacciono... Giorni addietro misi in scena un buon dramma nuovo, e lo recitammo quasi alle panche!... »
Il Suicidio, in un anno, ha fruttato alla Compagnia Bellotti Bon circa 200000 lire! - Dovremo perciò convenire che il Suicidio, le due Dame, e Amore senza stima sono migliori del Goldoni, della Prosa e del Parini? - Baie!... baie!... baie! - Se si dovesse giudicare il valore e la bontà di una commedia dagl'introiti, si dovrebbe venire alla conseguenza, che le migliori produzioni teatrali scritte nel nostro secolo sono: il terribile assassinio di Fualdè - il Vetturale di Mont Cenis, e la Signora delle Camelie. Dirò di più: - Se un Capo Comico facesse affiggere, un giorno, un manifesto così concepito:

Questa sera si rappresenterà il 1° atto della Bibbia, dove col permesso del Delegato di Pubblica Sicurezza, si vedranno Adamo ed Eva nudi c'è da scommettere che l'Impresario diventerebbe ricco in due sere, anche triplicando il prezzo dei biglietti.

***

Il Teatro è una scuola - e il pubblico, come lo scolaro, ripugna di andarvi per apprendervi la sana morale.
Immaginate ora un Maestro di scuola che dicesse un bel giorno ai suoi scolari:
« - Ragazzi: invece della lavagna, d'ora innanzi vi mostrerò la Lanterna magica. Invece di affliggervi collo studio, vi regalerò bambole, tamburini, bomboniere; invece dei numeri, v'insegnerò a fare all'amore. - »
Ti assicuro che gli scolari, non solo accorrerebbero volentieri alla scuola, ma supplicherebbero le autorità, perché venissero abolite le vacanze del giovedì e della domenica.
Il segreto è uno solo - moralizzare dilettando - somministrare al pubblico la morale in una pillola dorata, o meglio ancora, inzuccherata; senza però fargli presentire la gherminella, chè altrimenti sarebbe esso capace di fischiare gli scrittori; e sai perché? - perché non esiste al mondo uomo che non si creda abbastanza educato e istruito.
Oggi però si grida: - Ma che moralità! Chi ha scrupoli stia a casa. E' meglio che le fanciulle conoscano certi misteri e certi mestieri, per sapersi regolare all'occasione. Che cos è l'innocenza? Non è altro che ignoranza - e l'ignoranza vuol combattuta coll'istruzione - e una fanciulla è solamente istruita quando ne sa più di una levatrice!
Dopo quanto ho detto, non ti faccia impressione se il pubblico accorre più numeroso ad un drammaccio francese che ad una buona commedia, e se divora la Postuma di Stecchetti, sorridendo alle insipidezze di Prati e di Aleardi!
Con questa chiacchierata, vorrei provarti che il giudizio del pubblico è tutt'altro che inappellabile, e che il suo buono, o cattivo gusto, vien formato, poco per volta, dagli stessi scrittori. Come già si disse dei Governi, bisogna dire dei pubblici - essi hanno gli scrittori che si meritano. - Uccidete il sentimento dell'onesto col provocare la febbre dei sensi, e poi me lo saprete dire!

***

Il sopranaturale, lo strano, le scene di sangue, gli amori licenziosi e gli osceni spettacoli esercitano sempre nell'uomo un potente fascino - essi hanno un'attrazione a cui non si resiste - e ciò per naturale istinto - istinto che lo studio può correggere, ma sradicare del tutto, no! E questo istinto, nella sua natura primitiva, genera il fanatismo religioso, l'esaltazione erotica, la febbre della libidine, ecc., ecc.: epperò bisogna frenarlo, e usare tutti i mezzi per domarlo. Bisogna operare sul sentimento del dovere, se vuolsi alquanto assopire il sensualismo a cui ci chiama direttamente la natura!
Un giorno volli fare alcuni esperimenti d'educazione co' miei bambini. Li chiamai, e dissi loro:
« - Ragazzi: sentite. Bisogna essere savi: non molestate mai i compagni - non fate male alle bestie, le quali soffrono come noi; - bisogna ubbidire al babbo ed alla mamma, ed essere docili e rispettosi con tutti. Se farete queste belle cose, voi sarete amati, e tutti diranno: - sono bambini esemplari! - »
Durante questa predica, i miei bambini parevano sulle spine. La mia piccina cercava di far entrare il cordone del suo grembialino in un grosso anello col quale si trastullava. Il grandicello invece si divertiva a far scorrere sotto al piede un nòcciolo di ciriegia. Erano insomma distratti, impazienti, e non vedevano il momento di sbarazzarsi di me per riprendere i loro giocattoli.
Veduto che il mio sermone morale non produceva alcun buon effetto, ricorsi ad un secondo mezzo. L'indomani li chiamai di nuovo, e dissi loro:
« - Ascoltate una storiella. Mentre un fanciullo buono ed ubbidiente passeggiava in un giardino, vide uscire da un rosaio una bella signora vestita d'azzurro e di stelle, la quale regalò a lui un magnifico cestino tutto dorato, in cui erano due dozzine di paste sfoglie...
I miei bambini non erano più distratti o impazienti; essi prestavano attenzione al mio racconto. Si trattava di un altro bambino, e la storia era interessante.
Fui soddisfatto dell'esito; ma volli fare un terzo esperimento. Il giorno appresso dissi loro:
« - C'era una volta un Orco che aveva i denti di acciaio, le unghie d'oro e gli occhi di fuoco. Costui sgozzava i bambini disubbidienti, morsicando loro la gola; poi li stendeva sopra una bara, li cuopriva con un lenzuolo insanguinato, e...
Non avessi mai parlato! I miei bambini lasciarono subito i giocattoli; mi si fecero attorno per sentir meglio; e cogli occhi stralunati, colla bocca aperta, pendevano dal mio labbro. Avevano paura, e nello stesso tempo smania di conoscere la fine di quella brutta storia. La notte dormirono assai male - si svegliavano di soprassalto gridando; pure alla mattina volevano che io tornassi da capo coll'Orco e col lenzuolo insanguinato.
Al mio primo esperimento i miei bambini, annoiati, avevano sbadigliato; - al terzo esperimento l'attenzione loro fu tanta, che parevano stupidi. - Dunque? - dunque io scelsi il quid medium; cioè a dire, il secondo mezzo che rispondeva al mio intento. Cercai di ridurli alla ragione, con esempi buoni di altri bambini, stuzzicando in pari tempo la loro curiosità, senza turbare la loro piccola mente, e senza far battere con troppa violenza il loro cuoricino.
Tu mi dirai: - che cosa hai voluto provarmi con queste storielle puerili? - tutti i bambini sono così!
Ingrandisci, amico mio, questi bambini - moltiplicali - fa che diventino pubblico - invece della mia camera, supponi un palco scenico - invece dei miei sciocchi raccontini, immagina una buona commedia, non all'Alberto Nota, ma nemmeno alla Dumas - e tu avrai il Teatro, le sue commedie e gli effetti di queste nel pubblico. Ricordati che, poco su poco giù, l'uomo non è altro che il bambino veduto con una buona lente d'ingrandimento.

***

Il vero autore non deve mai secondare le tendenze del pubblico - deve imporsi ad esso, cercando di correggere i molli costumi, educando lo spirito, formando il buon gusto e destando affetti gentili - fino a che l'uomo, poco per volta, abituato al bello, al buono ed all'onesto, impari a detestare il brutto, l'immorale e l'osceno.
Mi si dirà, che, scrivendo troppo moralmente, e volendo riformare un pubblico, si corre il pericolo di essere fischiati - lo so; ma lo scrittore e l'artista non devono perciò scoraggiarsi, paghi della coscienza di adempiere al proprio dovere. Tutti i grandi che hanno voluto introdurre modificazioni nell'arte, hanno sempre trovato nelle masse resistenza e fischi. Goldoni, il principe della commedia italiana, n'è una prova, e così nella musica Rossini, Bellini e Donizetti. Il Barbiere, la Norma e la Lucrezia Borgia, che oggi sono riguardati come capolavori, furono salutati con fischi o col sogghigno al loro primo apparire.
D'altra parte che cosa sono i fischi? - Lo ha detto quell'eletto ingegno ed elegante scrittore, che è il nostro S.A. Decastro: « - I fischi sono lo stimolo dell'uomo di genio: essi segnano il primo slancio della locomotiva che lasciandosi addietro gli spettatori percorre le vie del mondo! - »
L'uomo, per natura, crede sempre più al male che al bene, più al vizio che alla virtù - legge di preferenza i libri osceni e fantastici, che i libri istruttivi e morali; - epperò è molto facile ad uno scrittore farsi una ricca clientela di lettori col realismo scollacciato - senza che perciò possa vantarsi di aver dato il vero indirizzo alla letteratura.
Per essere un buon pittore, bisogna studiare molto il nudo; ma il vero pittore non lo studia unicamente per metterlo sotto gli occhi del pubblico - lo studia per nasconderlo, con vera arte, sotto alle pieghe di una veste di mussola; nello stesso modo che studia l'anatomia, non per mettere a nudo i muscoli e la carne viva, ma per nasconderli con vera arte sotto le graziose curve di una bella spalla e di un candido seno.
Il Realismo però studia il nudo per il nudo - e vi si ferma sopra, offendendo talvolta il pudore.
E questo Realismo è passato pure nei Teatri. Cercando il nuovo, oggi si sguazza negli argomenti un po' grassi. Si tenta di disseppellire dalla storia tutte le cortigiane celebri, e i celebri dissoluti; quindi Messalina, Cleopatra, Semiramide, Nerone, Alcibiade, ecc., ecc. E il pubblico, naturalmente, gode ammirando le artiste seminude, e certe scene edificanti, sulle quali cala, non sempre a tempo, il sipario! - Il nudo oggi regna su tutto - a cominciare dalle sublimi creazioni teatrali, fino alle cromolitografie che adornano le scatolette di fiammiferi in cera.
Nego dunque decisamente, che una prova di vero indirizzo nel realismo sia il fatto: che oggi si divora da tutti la Postuma di Stecchetti, mentre si sorride alle scempiaggini di Prati e di Aleardi!

***

Caro Stiavelli, lasciami chaicchierare. Io espongo le mie opinioni; se esse sono erronee tanto meglio per te. D'altra parte, sta persuaso: né tu né io avremo il potere di rivoltare il mondo. Esso gira da sé!
Nei prossimi numeri parlerò della musica - della primavera e dell'amore - della donna e della famiglia - e delle cause di questo realismo. - Perdonate a me le continue divagazioni, che sono il mio debole!

 
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