HOME
 
CHI SIAMO
 
PUBBLICAZIONI
 
AUTORI
 
PERIODICI
 
DIDATTICA
 
LESSICO
 
BIBLIOGRAFIA
 
RECENSIONI
 
EVENTI
 
CREDITS
Vai all'indice di questa sezione

ENRICO COSTA


Caprera. Per il primo centenario della nascita di Garibaldi
Enrico Costa
Quando, come, perché Garibaldi si decise a scegliere Caprera per sua dimora? Tanto lo stesso Garibaldi nelle sue memorie, quanto i biografi suoi (fra i quali il Guerzoni e la Jessi Mario) o tacciono le cause, o non le chiariscono, o ci danno notizie inesatte e contraddittorie.
Pasquale Cugia, nel suo Nuovo itinerario della Sardegna (1892) ci dà in proposito alcuni ragguagli, che io riassumo.
Dopo la caduta della repubblica romana, nel 1849, Garibaldi riparò in Piemonte. Il Governo sardo, temendo che la presenza del prode generale gli creasse imbarazzi, lo fece imbarcare sopra un piroscafo, con destinazione a Tunisi. La nave approdò a Cagliari, ma, per timore di cholera, non fu ammessa in libera pratica, e si ancorò a poca distanza dal vecchio molo.
Saputo che a bordo del vapore trovavasi Garibaldi, Genuario Fogu andò con una barca a salutarlo, in nome degli amici; e il Generale ringraziò dal ponte del battello. Nella notte successiva il piroscafo salpò per Tunisi; ma, respinto dal Governo del Bey, dovette far ritorno a Cagliari. La notizia, appresa in teatro, destò entusiasmo nella gioventù; ond'è che l'Intendente generale Pes, temendo qualche chiassosa dimostrazione, ordinò che Garibaldi fosse sbarcato nell'isola della Maddalena.
"Forse in tale circostanza (nota il Cugia) Garibaldi fece relazione coll'inglese Collins, che abitava già in Caprera, e concepì il disegno di stabilirvisi - disegno che mandò ad effetto nel 1854".

** *

Io condivisi in gran parte la opinone del Cugia, e per avvalorarla pubblicai nel 1892 una mezza dozzina di lettere inedite e interessanti, da me rinvenute nel R. Archivio di Stato. Eccone in succinto il contenuto:
F. Milllelire, comandante il R. piroscafo Tripoli, appena respinto da Tunisi e rientrato nel porto di Cagliari il 22 settembre 1849 scrisse una lettera all'intendente generale, chiedendogli istruzioni: se doveva, cioè, lasciare Garibaldi e i suoi tre compagni in Cagliari, oppure sbarcarli in una delle isole adiacenti alla Sardegna.
L'indomani (23) il Comandante generale dell'isola informava con lettera riservata e di pramura il capitano Millelire, di aver dato gli ordini opportuni, affinchè il giorno successivo venisse imbarcato sul Tripoli un distaccamento di 20 Cacciatari Franchi, comandati da un ufficiale, per dirigerli all'isola della Maddalena, onde essere in grado di mandare ad effetto le istruzioni che in seguito gli avrebbe dato.
Nello stesso giorno 23, il comandante Millelire scriveva all'Intendente generale di Cagliari, informandolo delle deliberazioni prese dalle autorità giudiziaria e militare a riguardo di Garibaldi; e prevenendolo, che la presenza di costui era ben nota in Cagliari, trovandosi in questa un suo compagno, certo Portoghese, che erasi avvicinato al piroscafo, e forse lo aveva riconosciuto. (Questo Portoghese era forse un compagno del Fogu di cui parla Cugia?)
Intano l'Intendente di Sassari (A. di Monale) avendo appreso dal suo collega di Tempio le istruzioni date in Cagliari a Millelire, monta sulle furie, e il 4 ottobre scrive una lettera piccante al suo collega di Cagliari, unendovi copia di un lungo memoriale da lui mandato al Ministero dell'Interno. Il Di Monale si doleva di essere messo in disparte, mentre l'isola della Maddalena era sotto la sua giurisdizione, non sotto quella dell'Intendente di Cagliari; il quale (dice il collega di Sassari) avrebbe potuto scegliere l'isola di Carloforte, destinandola a ritiro di Giuseppe Garibaldi e dei suoi tre compagni.
Seguono parecchie altre lettre di poca importanza storica; fra le quali quella con cui l'Intendente di Cagliari si scusa col suo collega di Sassari, dicendo che gli mancò il tempo di avvertirlo della destinazione alla Maddalena dell'ex Generale (sic); ed aggiungendo, che dell'imbarco di Garibaldi sul Tripoli, nulla egli aveva saputo dal questore di Genova, ma lo aveva solamente appreso da viaggiatori sbarcati a Cagliari, poiché il nome di Garibaldi non figurava nemmeno nella nota dei passeggieri del piroscafo a lui trasmessa dal Comandante della nave.
Pubblicando nel 1892 queste lettere, io osservai, che se l'Intendente generale di Cagliari avesse mandato Garibaldi a Carloforte, anziché alla Maddalena, certo è che l'eroe dei due mondi non avrebbe avuto l'occasione di conoscere Caprera, d'invaghirsene, e di sceglierla per suo ritiro.

*
**


Il mio carissimo amico dott. Angelo Falconi (da una ventina d'anni medico alla Maddalena), armatosi di pazienza e di perseveranza, riuscì a trovare nuove notizie e documenti nuovi a riguardo dell'isola di Caprera, prescelta da Garibaldi. Nel giugno del 1902 egli pubblicò un opuscolo, riproducendo le lettere del 1849 da me rinvenute nel R. Archivio, ed esponendo il risultato delle sue ricerche e dei suoi studi, che brevemente qui riassumo.
Giuseppe Garibaldi pose piede per la prima volta nell'Isola della Maddalena nel settembre 1849, relegatovi quasi a domicilio coatto, dopo che il Governo del Bey lo aveva respinto da Tunisi. Il generale vestiva allora alla medioevale con blusa e pantaloni di velluto nero, stivaloni e cappello all'Italiana, con falda rivoltata e piumata.
Il Falconi nega che in quella circostanza Garibaldi abbia fatto relazione coll'inglese Collins; il quale non abitava a Caprera come asserì il Cugia ed altri scrittori, ma solamente vi possedeva un breve tratto di terreno. L'inglese abitava nella Maddalena, e propriamente nel passo della Moneta, che sta di fronte a Caprera. (Lo Spano a noi dice, che l'inglese Collins morì d'insolazione a Caprera e che vi fu seppellito).
Il 26 settembre, appena sbarcato in compagnia dei suoi tre fidi (ch'erano Battista Culiolo, Cucielli e Depietri), Garibaldi andò in cerca di Francesco Susini, che non trovò in casa, ma nella vigna, poco distante dal paese.
Costretto ad una vita d'inazione, il generale trascorreva i giorni fra una partita di pesca e una partita di caccia e di boccie. Il suo cibo preferito era un piatto di fave lessate!
Rimase alla Maddalena circa un mesetto, poiché il governo sardo, secondando le mire diplomatiche delle'Austria e della Francia, non ostante le rigorose misure di sorveglianza, ordinò lo sfratto di Garibaldi dalla Maddalena. Imbarcato il 24 ottobre sopra un brik, fu condotto a Tangeri.
Nel lasciar l'isola egli scrisse una lettera al sindaco, esternando la sua gratitudine per l'accoglienza generosa ricevuta dalla popolazione maddalenina; ed altra lettera scrisse da Gibilterra il 10 novembre a Francesco Susini, ringraziandolo del concesso asilo, confacente all'afflitta condizione sua: asilo in cui aveva trovato la quiete dell'anima, sconvolta dalle peripezie di una vita di tempeste; e in pari tempo lo informava che, dopo una quindicina di giorni di permanenza a Gibilterra, sarebbe partito per gli Stati-Uniti, o per l'Inghilterra.

***

Garibaldi lasciò per la aseconda volta l'America, e partì per l'Inghilterra nel marzo del 1854. Giunse a Newcastle on Tyne, e poi proseguì per Genova con un carico di carbone, incerto se doveva riprendere la via dell'esilio. Si ritirò infine a Nizza coi figli, dove condusse una vita semplice e ritirata.
Tenendo sempre d'occhio gli eventi politici del Piemonte, egli si diede a fare i viaggi di cabotaggio nel Tirreno, comandando il suo piccolo cutter San Giorgio.
Nel dicembre del 1855 Garibaldi fece vela per la Sardegna con lo scopo di acquistare in Gallura un tratto di terreno per stabilirvisi; e il 7 dello stesso mese scriveva da Porto Vecchio (Corsica) la seguente lettera indirizzata a Francesco Susini, residente nella Maddalena:
"Sono diretto per la Sardegna, qui trattenuto a bordo del San Giorgio per cattivo tempo. Da Porto Torres penso di percorrere la Gallura, ove penso che sarà facile che scelga un punto di stabilimento, per passarvi alcuni mesi d'inverno, o forse abitarvi definitivamente, se trovo un luogo adattato.
"Un consiglio vostro o di Pietro circa al punto da prescegliersi per lo stabilimento, mi sarebbe caro, qanto lo esser vicino a voi sarebbe una delle consolazioni mie predilette.
"Da Porto Torres andrò a Salso, Monte Ciabaldino, S. Francesco D'Aliento, Coghinas, Vignola, ove avrò care le notizie vostre e della famiglia.
"Intanto sono con affetto vostro
G. GARIBALDI"

In compagnia di otto suoi amici, coi rispettivi cani, Garibaldi aveva divistato di scegliere in Gallura un punto fisso da stabirlirsi, e di là andare a caccia nei dintorni, ricchi allora di selvaggina. Egli cominciò coll'iniziare trattative per l'acquisto di Capo Testa (S. Teresa) con un certo Pietro Pelosu che dicevasi proprietario di quel terreno, ed al quale sborsò lire 200 di caparra, somma che dovette poi perdere.
Dietro l'invito dei Susini, Garibaldi si decise a fare della Maddalena il quartiere generale dei cacciatori. Un giorno, a tavola, egli confidò agli amici il suo proposito di acquistare un terreno in Capo Testa; ma Pietro Susini ne lo dissuase, perché il sito era troppo vicino alla Corsica, e la Corsica apparteneva ai francesi, che odiavano a morte il generale nizzardo.
Fu suggerito l'isolotto di Santo Stefano, ma non piacque a Garibaldi per la sua posizione.
- E allora - fece Pietro Susini - se vi pare, andate a Caprera. Penseremo noi a trattare per l'acquisto di alcuni appezzamenti, di prorpietà di maddalenini.
Garibaldi accettò senz'altro questa proposta; e in quello stesso giorno, il 29 dicembre, alle 4 pom., fece redigere dal notaio Girolamo Sircana un mandato generale, in capo allo stesso Susini, incaricandolo di fare tutti gli acquisti più necessari... : tutto quanto, in somma farebbe il Committente se in persona vi intervenisse. L'atto fu sottoscritto da Giuseppe Garibaldi, e dai testi Giulio Terracciolo e Domenico Zenoglio.
L'indomani egli ripartiva per il continente, dopo esser rimasto con gli amici cacciatori una quindicina di giorni fra la Maddalena e la regione gallurese Li Muri, poco distante.
Nel frattempo Pietro Susini erasi adoperato per il convenuto acquisto di alcuni terreni in Caprera; e Garibaldi vi si stabilì verso la metà dell'anno 1856, abitando da prima la semplice casetta in legno che tutt'ora vi esiste. In seguito, dopo la morte di un suo fratello, avendo ereditato una modesta somma, diè principio alla costruzione della Casa bianca; e continuò a lavorare, facendo i viaggi di abotaggio col suo cutter tra il continente e la Sardegna.
In una lettera di Garibaldi, del 13 gennaio 1856, diretta da Nizza al suo fido G.B. Cuneo, ch'era ripartito per l'America leggesi questo brano: "... Io ripeto: l'Italia sarà Italia una... io spero di vederla grande!... ho fatto acquisto d una po' di terra nell'isola di Caprera e di un cutter; quando vieni in Europa dimanda del mio ritiro, e se vieni divideremo il pane".
Sono queste le preziose notizie a noi comunicate dal dottor Falconi, al quale siamo debitori di parecchie lettere inedite di Garibaldi.

***

È inutile seguire Garibaldi nella via gloriosa dei trionfi, dopo che fissò la sua dimora a Caprera. Da quello scoglio il guerriero-agricoltore uscì più volte cingendo la spada, e vi rientrò per riprendere la zappa.
Uscì la prima volta dal suo nido di Caprera (tre anni dopo l'acquisto) per volare a Torino, chiamatovi segretamente da Cavour, che gli affidò il comando dei Cacciatori delle Alpi; e vi rientrò dopo l'armistizio di Villafranca per meditarvi la spedizione dei Mille;
Ne uscì nel maggio del 1860 per correre a Marsala, a Milazzo, a Calatafimi, a Palermo ed a Napoli; e vi rientrò dopo aver rinunziato alla dittatura per salutare Vittorio Emanuele Re d'Italia;
Ne uscì nell'agosto del 1862 per correre in Sicilia al grido di Roma o morte; e vi ritornò nel dicembre, ferito alle gambe da piomo italiano, dopo la malaugurata campagna di Aspromonte.
Ne uscì nel 1864 per salutare gli inglesi a Londra; nel 1866 per combattere gli austriaci e per offrire la sua spada al re Vittorio; e vi rientrò dopo firmato l'armistizio, pronunciando il famoso obbedisco!
Ne uscì poco dopo improvvisamente per marciare verso Roma; e vi rientrò sotto la viilanza di quattro regie navi, dopo il suo arresto e la sua detenzione nella fortezza di Alessandria. Nel 1867 fu eletto deputato del collegio di Ozieri-Tempio.
Deludendo la sorveglianza del governo italiano, riuscì nell'ottobre ad uscire non visto da Caprera, per correre a Monte Rotondo, e quindi a Mentana; e vi rientrò nel novembre, dopo esser stato prigioniero nel forte di Varignano.
Ne usci nel 1870, dopo la caduta di Napoleone III a Sedan, per correre nell'ottobre a Digione in difesa della Francia, dimenticando allora i francesi di Mentana, come dinanzi al re Vittorio aveva dimenticato gli italiani di Aspromonte; e vi ritornò nel 1871, per scrivere nella scheda del Censimento: Giuseppe Garibaldi, di professione agricoltore.
Dopo le meravigliose vittorie, dopo i sagrifizi e i disagi, sopportati per il trionfo della libertà, il Guerriero-agricoltore ritornava con trasporto al solitario e silenzioso suo nido, costrutto in mezzo al mare; ed ivi deponeva il revolver e la spada, per riprendere la zappa e la vanga.
In seguito alle ferite riportate ad Aspromonte, Garibaldi soffriva ogni tanto dolori atroci. Il 19 marzo 1881, in occasione del suo onomastico la piccola banda della Maddalena si recò a Caprera per fare una serenata al Generale; e il generale volle vedere ad uno uno tutti i suonatori, per i quali ebbe una parola di encomio e di ringraziamento.
Il corrispondente del Gazzettino sardo, nel dar la notizia, così scrisse:
"Il generale è piuttosto bene in salute; bene, s'intende, molto relativo, chè, poveretto! egli è
obbligato a letto e non può quasi servirsi delle estremità..."
Un anno dopo - nel pomeriggio del 2 Giugno 1882 - Garibaldi spirava sullo scoglio da lui prescelto, e da lui immortalato; sullo scoglio che un tempo i reali di Savoia credettero non appartenesse alla Sardegna e del quale non presero possesso che nel 1767, essendo Vicerè De Hayes.

***

Fra i regi dispacceri esistenti nell'Archivio di Stato, trovo una lettera di Carlo Emanuele III diretta al Vicerè in Cagliari, con la data del 17 gennaio 1752. In essa parlasi del gruppo d'isole di San Stefano, La Maddalena, la Cabrera e Sparagi, adiacenti alla Sardegna, e abitate da famiglie di pastori corsi, ivi stabilite da lungo tempo. Il re scrive, che i sovrani suoi predecessori avevano ordinato di far ricerca di documenti per giustificare la prorpietà di quelle isole, che secondo la comune opinione (!) e la loro situazione (!) sono considerate per membri di codesto Regno. Il re aggiunge nella lettera:
"Non dev'essere gran tempo che li Corsi siansi in esse isole intrusi colla pretesa indipendenza dalla nostra Sovranità, posciacchè devono ritrovarsi costì due titoli, cioè: una risoluzione del Tribunale del Patrimonio del 27 agosto 1709, ed una lettera reale del 10 novembre 1711 del re di Spagna, che concedette la goldita dei redditi di dette isole per anni dieci ad un certo Antonio Carboni suo console in Corsica, per servizi resi alla Corona; epperciò lasciamo al vostro prudente giudizio di pensare ai mezzi che si potrebbero praticare per ristabilirvi la nostra sovranità..."
Oggi Caprera, l'isola sconsciuta dal governo piemontese nel 1767, attira l'attenzione dell'Europa, del mondo intero, solamente perché fu dimora, ed è tomba di Giuseppe Garibaldi.
La storia del secolo XIX ha reso grandi e celebri due piccoli ed oscuri scogli. Ma quale differenza fra essi! Lo scoglio di S. Elena fu prigione tormentosa di un eroe vinto; lo scoglio di Caprera fu ritiro pacifico di un eroe vincitore. Napoleone I fu schiavo nell'isola degli inglesi; ma Garibaldi fu libero nell'isola dei Sardi!

 
Centro di Studi Filologici Sardi - via dei Genovesi, 114 09124 Cagliari - P.IVA 01850960905
credits | Informativa sulla privacy |