HOME
 
CHI SIAMO
 
PUBBLICAZIONI
 
AUTORI
 
PERIODICI
 
DIDATTICA
 
LESSICO
 
BIBLIOGRAFIA
 
RECENSIONI
 
EVENTI
 
CREDITS
Vai all'indice di questa sezione

ENRICO COSTA


Cronaca di città. Teatro
Enrico Costa

Ho ritardata la mia solita rassegna teatrale, perché sembravami vera temerità avventare un giudizio dopo due o tre sole recite di un’opera, nuova per Sassari. – Lascio al nostro Testadura l’incarico di occuparsi del libretto e della musica dei Promessi Sposi, ed oggi stesso potete leggere la sua rassegna nelle colonne della Stella, tenendo conto, ben inteso, che il Testadura è l’uomo del passato e non vuol saperne di certi moderni piedistalli e statue moderne. Ascoltatelo e abbiate pazienza.

Io comincierò col solito mio programma. Intendo alludere a quelle certe pesche col punto nero, di cui fa menzione Dumas nel suo dramma Le Demi-monde. Nei teatri di terz’ordine, come il nostro, bisogna rassegnarsi ad una critica relativa, non assoluta.

Chi più, chi meno, tutti gli artisti hanno quel benedetto punto nero che trovasi in rapporto coi quartali loro assegnati nelle scritture stipulate colle imprese, a seconda l’importanza dei Teatri. Ciò premesso, incomincio la mia breve rassegna sui cantanti del nostro Civico.

La signora Adele Portas, figlia della Spagna, è un soprano di genere leggero. Ella canta con buon metodo, colorisce abbastanza la frase musicale, ed ha una voce simpatica ed intonata, quantunque poco robusta e alquanto tremula. Si potrebbe desiderare un po’ più di scioltezza nella parte drammatica e un po’ più di anima, specialmente nei due duetti col tenore. Dal pubblico in generale fu ben accolta e venne applaudita nella sua aria del secondo atto.

La signora Bosca (contralto) non lascia molto a desiderare per ciò che è del canto, ma la sua voce è debole, molto debole. Parmi che la parte comica non sia il suo forte, epperò l’aspetto al Faust ed alla Linda.

Il tenore signor Leli Durvardo è uno scozzese, con puro accento italiano. Questo simpatico artista, che è giovanissimo, ha dinanzi a se un brillante avvenire. La sua voce melodica e argentina tocca il cuore; ed il pubblico ha fatto di questo artista il suo Beniamino. Egli canta con passione e con molta naturalezza. Il suo difetto è l’incertezza dei movimenti nella parte drammatica; difetto che saprà correggere quando avrà più pratica del palco scenico.

Il baritono signor Luigi Braghi gode pur egli delle simpatie del pubblico. Canta con grazia, possiede una bella voce e imprime al canto le diverse passioni da cui è dominato. Ha molta scioltezza sulla scena, cura la plastica e merita il primo posto per la parte drammatica.

Il basso signor Sampieri, con bell’aspetto ha una voce fresca e robusta. Egli però non la modula abbastanza, ed ha una leggera tendenza a uscire di tono, massime nelle entrate. Ripari con un po’ di studio a questo difetto; non gli sarà difficile se non gli falla il buon volere.

Il basso comico Desserini è una nostra vecchia conoscenza. Ha una bella voce che governa con qualche maestria. La parte di Don Abbondio però, non è tale da favorire un’artista, epperò siamo in attesa del Barbiere che saprà mettere in evidenza i suoi pregi.

Le seconde parti sono buonissime, né si potrebbe desiderar di meglio.

I cori maschili e femminili passabili; e la messa in scena discreta, se vogliamo considerare che la decorazione ha non poca importanza nei Promessi Sposi. Di brutto e d’improprio, vi era la processione di Federico Borromeo e il cavallo di Don Abbondio – l’Impresa ha fatto assai bene a sopprimere l’una e l’altro!…

L’orchestra poi, sotto la direzione del maestro Siri, è di molto migliorata. Ordine, intonazione, colorito non mancano. Noi facciamo i nostri complimenti all’egregio Maestro ed ai singoli professori.

Faccio pure i complimenti all’amico Galeazzo per il nuovo sipario comodino da lui eseguito con molta cura ed arte; e mi dispiace di non potermi congratulare con esso lui per le sei scene nuove eseguite pei Promessi Sposi. Non so perché, ma avrei voluto che il Galeazzo non avesse esposte quelle scene!

L’opera in generale non piace al pubblico. All’infuori delle tre arie del baritono, del soprano e del tenore, dei due duetti fra tenore e soprano, dell’addio ai monti, e del terzetto finale dell’opera, tutti gli altri pezzi sono ascoltati con indifferenza.

L’opera non è tale da far figurare i cantanti; pure il pubblico li accolse tutti favorevolmente fin dalla prima sera, e fu largo, anzi che no, di applausi a quasi tutti. In generale gli uomini piacciono più delle donne, e da questo lato oltre la ragione artistica vi sarebbe una ragione ottica che io voglio tacere per pura convenienza. – Il pubblico affretta col desiderio la recita del Barbiere, del Faust e della Linda, forse per ritornare indi ai Promessi Sposi, e viceversa poi alla Linda e al Faust.

L’insieme dello spettacolo è buono, l’interpretazione generale dello spartito se non è inappuntabile non è neppure da biasimare affatto. Nei Promessi Sposi d’altronde non troviamo un interesse crescente. Sono quadri staccati, caratteri appena abbozzati che muoiono in un quadro; e gli artisti in generale cantano a malincuore in quest’opera. Ad ogni modo l’Impresa ha fatto benissimo a sceglierla, perché è bene che anche da noi siano conosciute le novità teatrali.
 
Centro di Studi Filologici Sardi - via dei Genovesi, 114 09124 Cagliari - P.IVA 01850960905
credits | Informativa sulla privacy |