Ernesto Rossi. - Essere, o non essere... ecco il gran problema!... Morire... riposare... Riposare? sognar forse: ecco l'idea terribile! Quali sogni sopravverranno in quel letargo di morte? - Con queste parole ha principio il famoso monologo che Shakespeare pone sul labbro di Amleto. La creazione di Amleto, è l'opera più sublime del sommo tragico inglese, e il solo Ernesto Rossi in Italia ha saputo interpretare quel carattere... Quest'artista impareggiabile, che studia con amore ogni più piccolo particolare, sapete che cosa ha fatto in questi ultimi giorni? Ha voluto nientemeno andarsene all'altro mondo per studiarvi il gran problema dell'essere, o non essere; e poco dopo è ritornato sano e salvo in Italia, dichiarando che nel mondo di là non si ci poteva vedere per mancanza dell'illuminazione a gas, che non fu per anco inventata nel Regno dei morti. Il viaggio del valente artista fu frainteso da molti giornalisti, i quali annunziarono la morte reale del povero Rossi; ed anzi qualcheduno ha voluto scriverne persino la biografia, talchè il gran tragico italiano ebbe l'onore di sapere in vita ciò che di lui sarebbesi detto dopo morto. Al solo Paganini, che io sappia, toccò questa fortuna, quando nel 1835 un giornale di Parigi annunziando la morte di Bellini diede pure la notizia della morte del celebre violinista, il quale, appunto in quel tempo, trovavasi a Genova facendo andare in visibilio coi divini concerti i suoi concittadini!
Tutti sappiamo che molti bambini nascono morti, ma nessuno sapeva certo che molti uomini muoiono vivi!
Insomma, parlando sul serio, è morto a San Remo il figlio di Ernesto Rossi, e prendendo un qui pro quo molti giornali annunziarono la morte del padre... Auguriamo a tutti i grandi uomini del mondo simili casi!