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ENRICO COSTA


Fiammella vagabonda
Enrico Costa
A MARIA

Un usignol con voce melodiosa
Inneggiava al mattino. In quell'istante,
Lasciando l'orïente,
Un bel raggio di sol, tutto tremante
Andò a posarsi sul virginio seno
D'una pudica rosa,
E, con un bacio ardente,
Le disse bella... e la chiamò sua sposa.
Da quelle caste nozze
Di luce, di profumo e d'armonia
Tu nascesti, o Maria;
Bionda, innocente, diafana
Come un raggio di sole:
Pura, soave, eterea
Come il tenero spiro
Del venticel, che va dicendo in giro
" - Or or baciai le mie fiorite aiuole!"

M'odi, o Maria - Sorride a te l'aprile:
Sei giovane, sei bella,
E l'anima hai gentile.
Il dolce suono de la tua favella
Balsamo è al cor - sì come è a lui ferita
Il lampo dell'azzurra tua pupilla
Che al par d'amica stella
Sovra un limpido ciel, tremula, brilla. -
Ti vidi; - era un bel dì di primavera:
Quando il tiepido maggio
Di fiori candidissimi
Riveste la campagna; -
Tu passeggiavi, sorridente e altera,
Pei viali d'un giardino,
E t'era a fianco, vigile compagna
Dei giorni tuoi, la madre. - Al tuo passaggio
Ala facean moltissimi garzoni
Innamorati del tuo dolce riso
E di quell'incantevole
Aura di paradiso
Che spira dalla tua gentil sembianza -
E tu, Maria, quel giorno
Volgevi intorno intorno
L'avido sguardo! - e tu quel dì, per gioco,
Alimentavi il foco
In quei giovani cor, che di speranza
Palpitavan commossi in quell'istante.
Fosti ben cruda, oh sì! - più d'un amante,
Affascinato da la tua bellezza,
A te sacrò l'ore più liete e care
De la sua giovinezza;
E in brevi sonni, e in lunghe veglie amare
Trasse i giorni fidente,
Fin che deluso da un destin tiranno
Raccolse amaramente
Il pianto e il disinganno,
Benedicendo pur la rea memoria
D'una beltà bugiarda!...
Ma tu, cruda e beffarda,
Menasti vanto della tua vittoria,
E dannasti all'oblio
Chi mente, e core, e gioventù t'offrìa!
Or m'ascolta, o Maria!
Cara mi sei; - non so qual sia l'arcana
Fiamma che in sen per te m'accese Iddio:
Non so qual sia quel palpito
Che a me tu desti in core;
Ma so che, quando parli, una lontana
Melodia di dolore
Par che al dolor risponda
Che io nutro in cor per una bella estinta:
Io so che dalla tua gentil favella
L'anima mia fu vinta!
Cara mi sei, né so il perché - sei bella,
Sei buona... altro non so - null'altro mai
Dal labbro mio saprai.
Ed or rispondi a me: - Mia bella bionda,
Perché alimenti in core
In parvenza d'amore
Un'ignobile fiamma vagabonda?
Che tenti mai, che speri
Tu dalla tua incostanza?
Dimmi ove corri tu? - troppo a fidanza
Fai colla tua beltà! - troppo t'inebria
La tepida fragranza
Dei vaghi fior che in forma di ghirlanda
Fan serto ai tuoi vent'anni!...
Povera illusa, va! - te stessa inganni
Con le lusinghe d'un amor mendace:
Un'opra vil tu imprendi
Co' dolci vezzi che ti diè natura!
Va - ti compiango, o fragile
E bella creatura:
Il mistero d'amor tu non comprendi!...

...Pur, mi sei cara; né poss'io lasciarti
A te stessa così! - Deh, voglia il Cielo
Che la parola mia
Squarci quel denso velo
Che offusca tua ragion! - M'odi, o Maria.
Consacra tu nel core
Un solo altare ad un pudico affetto,
Sì che perenne e pura
Arda la fiamma che alimenti in petto:
Desta col lampo de la tua pupilla
Quell'arcana scintilla
Che in cor mite e gentile
Alti e nobili sensi ognor feconda,
Come fan nell'aprile
Sovra un arido campo il sole e l'onda:
Pensa che moto ed anima
È amor dell'universo - e senz'amore
Non ha gioie la vita!
E quando illusa un dì - quando pentita,
Coll'inverno nel core,
Invocherai quell'ore
Di giovinezza che tu avrai distrutte,
Quel dì saprai che tutte
Saran cadute dalla tua corona
Le care rose de la tua beltade,
E che non v'han rugiade
Che a vita le ritorni.
E ripensando a' tui floridi giorni
E a' desideri ingordi,
Neppur ne' tuoi ricordi
Ritroverai quell'Eden ch'hai perduto:
Ché se di nobil fiamma non s'accese,
Se amor mai non comprese,
Il cor nel petto eternamente è muto!

O cara giovinetta,
Non profanar la tua beltà! - rammenta
Che Iddio non ti fè bella
Per sorvolar siccome farfalletta
Dall'uno all'altro fiore;
Ma così ti parlo: " - D'opre leggiadre
"Vo' che sia fabbro amore.
"Ricordati, o fanciulla,
"Che un sol angelo è in terra - ed è la madre;
"E che 'l suo posto è la... presso una culla!"

Ama, o gentil! - sii l'angelo
Di cui ‘l Signor favella - e allor, Maria,
In una santa ebrezza,
Saprai tu alfin qual sia
L'alto mistero de la tua bellezza!

Sassari, 4 aprile 1876

 
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