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ENRICO COSTA


Una protesta
Enrico Costa
Di ritorno da campagna, dove passai gran parte dell'ottobre e i primi giorni del corrente mese, trovo in Tipografia, poco prima della compaginazione, il seguente articolo del De-Castro, e con mio rincrescimento leggo in esso elogi troppo gravi per i miei versi troppo leggeri. La coscienza mi rimorde. Nel leggere in un periodico da me diretto un articolo che in parte mi riguarda, mi torna alla mente la storia di quel matto che passava il suo tempo dinanzi ad uno specchio lodando sé stesso. Protesto che non ci ho colpa, e lascio tutta la responsabilità dell'articolo ai miei amici incaricati della momentanea direzione della Stella di Sardegna; e mentre respingo con tutte le mie forze il lusinghiero giudizio, mi conforta il pensiero che non sarà difficile ai lettori l'accorgersi che il De-Castro ha giudicato i miei versi attraverso quella benevola amicizia di cui mi onora.
Per fortuna però, tutti i salmi finiscono in Gloria e siccome dal donatore non bisogna tutto ricusare, io accetto ben volentieri l'espressione del De-Castro al mio indirizzo, là dove scrive: voi perdete il tempo a lanciar in aria bolle di sapone!
E divido pienamente le idee del De-Castro sulla lirica in genere; e convengo con lui, che uno dei rami della letteratura più trascurato nell'Isola nostra (e anche fuori!) è la drammatica, alla quale molti giovani dovrebbero di preferenza dedicarsi, essendo questo genere di composizione forse il solo che, bene inteso, possa tornare a vantaggio di tutti: ricchi e poveri, signori e operai, sapienti e ignoranti.
Il Teatro però richiede uno studio speciale, molta pratica della scena, sano criterio, conoscenza degli uomini, e una certa qual esperienza della vita. La mira dello scrittore non dev'essere che una sola: correggere e moralizzare, condurre l'umanità, per la via del dovere, al morale perfezionamento; senza però che lo scrittore abbia l'aria di fare il pedagogo o il predicatore. Guai a voi se il pubblico si accorgesse che volete fargli della morale! Tenete per certi i fischi!
Lo scrittore deve fare tutte queste considerazioni quando si accinge a scrivere una commedia. Chè se le commedie si scrivono a sensation; se invece di una scuola di morale si fa del Teatro un lupanare dorato; se per argomento si sceglie l'eterno tema obbligato dell'adulterio, è assai meglio che i giovani continuino nelle liriche, le quali, essendo in questi tempi lette da pochi, se non faranno bene, non potranno certo fare del male. Meglio la bolla di sapone prodotta dalla lirica, che certe bolle sulla carne viva prodotte dalla pietra infernale.
 
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