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ENRICO COSTA


Dall'album di Actos. I titoli
Enrico Costa
I
La passione dei titoli è vecchia quanto il mondo ... L'antica Grecia annetteva idee onorifiche ai nomi delle persone che si distinguevano per un qualche pregio fisico o morale. A Roma si dispensavano titoli speciali pei grandi cittadini che si sollevavano dal comune per azioni eroiche. In seguito il Senato fu molto prodigo di simili titoli, e gli imperatori finirono per avvilirli. Nella città dei Cesari vi erano delle nobiltà che si facevano risalire fino ai primi senatori fatti da Romolo, e si trasmettevano come titolo ereditario. Uno dei titoli che sussistette in tutto il suo splendore fino alle grandi irruzioni dei barbari fu quello di cittadino romano, ambito dai Re, e domandato da intieri popoli colle armi alla mano, perché, in certo qual modo, conferiva il diritto di sovranità universale. Il Basso Impero fu prodigo di ogni sorta di titoli, e tanti furono i nobili creati, che si recò molto pregiudizio all'antico patriziato. Le nuove Nazioni che succedettero al Colosso Romano apportarono nuovi titoli e distinzioni che si accrebbero colla conquista. Allora sbucciarono i Duchi, i Marchesi, i Conti, i Baroni, a cui si annettevano privilegi di ogni sorta. Le cariche pubbliche conferivano titoli particolari. Tanto più diminuiva il potere dei soggetti, tanto più si accresceva la smania delle vane onorificenze. Poco per volta i titoli di Duca, Barone, ecc. ecc., divennero inutile distinzione, e i sovrani finirono per avvilire la nobiltà distribuendola a capriccio, o vendendola al maggior offerente ... Essi stessi aggiunsero al proprio titolo quello di maestà, altezza, santità, e crearono eminenze, eccellenze, grazie, signorie, riverenze. Seguendo i costume dei Re, che nei titoli si attribuivano sovranità che non possedevano più (o non avevano mai posseduto), i grandi signori caricavano il loro blasone con una litania di feudi, di cui si era perduta la memoria nella famiglia. Ogni classe di privati volle avere dei titoli ... e come se ne tenevano! Nella leggera Francia la vanità giunse all'estremo ma i titoli furono aboliti con molta facilità al tempo della prima repubblica, per tornare nuovamente a galla appena avvenuta la ristaurazione.
Che diremo dell'Italia? Tirando un velo sulle nobiltà ereditarie cadute in ribasso colla caduta del feudalesimo, diremo brevi parole sulle onorificenze personali. Da qualche anno a questa parte l'invasione delle croci è tale, che, dalla maggior parte dei cittadini si considera come una vera nobiltà il rifiutare una onorificenza. I posteri chiameranno il nostro secolo, il secolo delle croci, delle medaglie, dei diplomi, delle benemerenze artistico-scientifico-letterarie, delle statue, dei monumenti, ecc. E per vero dire il nostro Governo è troppo largo di onorificenze! Come gli antichi Imperatori romani, esso finirà per avvilire il vero merito di un cittadino. Siamo dunque saliti sì in alto, che tutti gl'italiani sono considerati come altrettanti uomini grandi? Oppure siamo caduti sì in basso, che l'adempimento del più semplice dovere è ritenuto come una gloria nazionale? Perché avvilire la coscienza dell'uomo realmente onesto? Un popolo al quale si concedono tante e tante onorificenze non può essere che un popolo senza coscienza e senza onestà - un popolo di birbanti ... o di ciuchi!
Lasciamo il serio, e parliamo di cose allegre.

II
Tutti gli uomini (vani come una campana di vetro) hanno svaligiato il vocabolario, togliendovi gli attributi più alti e più splendidi, per applicarli al proprio merito, secondo il grado dei titoli. Apriamo il vocabolario e diamo una rapida scorsa ai nomi che hanno servito di base ai diversi meriti:
Santità. Santo è colui cha da Dio è eletto nel numero dei beati. Santi sono Luigi Gonzaga, Vincenzo Ferrero, Maria di Magdalo, ecc. ecc. e Pio IX. Beati secondo Cristo, sono i poveri di spirito; e secondo la Chiesa, i Papi ...
Maestà. Grandioso, che apporta seco venerazione. È maestoso il sole che tramonta e un Re che governa.
Altezza. Dimensione di un corpo perpendicolare, o considerato come perpendicolare alla terra. Sono alti i monti, i pioppi, e i Principi.
Altezza eminentissima. Sono alti eminentemente le piramidi d'Egitto, il Monte Bianco e i Cardinali.
Eccellenza. Il maggior grado di bontà o perfezione. Sono eccellenti i vini di Marsala, gli spinacci al burro, e i Ministri.
Onorevole. Degno di onore, onorato. Sono onorevoli i notai che non fanno imbrogli, e i deputati al Parlamento.
Illustrissimo. Rilucente, luminoso. Sono rilucenti i bottoni dei militari, gli stivaloni verniciati, i Conti, i Baroni ed i Marchesi.
Chiarissimo. Puro, limpido, pulito. Sono chiari i ruscelli, i vetri, i giornalisti, e gli scrittori di romanzi.
Reverenza. Saluto d'onore che si dà al alcuno abbassando il capo e piegando le ginocchia. Sono reverendi tutti i santi e tutti i preti di grado inferiore, e sono riverenti tutti coloro che ballano i Lancieri.
Serenissimo. Superlativo di sereno, chiaro, tranquillo. Sono serenissime le notti di estate, e le repubbliche italiane anche quando sono torbide.
Profondo. Concavo, molto affondo. Sono profondi i pozzi e gli scienziati.
Pregiatissimo. Superlativo di pregiato, ricco di pregi, degno di stima. Sono pregiati i bagni in estate e le stuffe in inverno, sono pregiatissimi tutti i poveri diavoli, come, causidici, notai, medici, e simili.
Signore. Significa che ha signoria sugli altri, ed è l'infimo dei grandi,si dà ai piccoli impiegati, agli artefici, alle persone di servizio, e talvolta anche ai mendicanti.
Anche Dio un giorno volle un titolo fra gli uomini ... Cercò nel vocabolario, e non ne trovò alcuno disponibile. Santità, maestà, altezza, profondità, tutti questi nomi erano stati presi dagli uomini. Indignato di tanta superbia e vanità, e volendo assolutamente un titolo, Dio scelse per sé il più umile, il più comune, quello che si dà anche ai ciabattini. Si chiamò Signore, e sdegnò le maestà, le eminenze e tutte le altezze di terra e di mare.
Ed ora, alcune curiose osservazioni.
Se tu chiami un Re col titolo di alto tu lo abbassi di un mezzo tono, perché l'altezza è dei Principi. Se invece tu dài del profondo a uno scrittoruccio, tu lo porti a una altezza considerevole, perché profondi non sono che i grandi scienziati. Se tu dài del chiaro a un cardinale corri pericolo di oscurarlo e se dài dell'onorevole al Papa lo disonori in faccia al cattolicesimo.
Se tu dài dell'eccellente a un Principe, questo si offende, perocchè soltanto i Ministri sono eccellenti. Se tu dài dell'ottimo signore a un marchese, esso ti fa il broncio, perché ottimi signori sono i soli borghesi!
Il titolo di professore o maestro è ermafrodito come le lumache. Esso è di genere superiore o inferiore, secondo la persona a cui si dà. E mi spiego: se tu chiami un professore del Ginnasio col titolo di maestro, quello si offende, e ti dice che maestri sono gli insegnanti delle scuole elementari. Se invece tu chiami col titolo di professore un maestro di musica, questo ti dice, che professori sono i musicanti e non gli scrittori di opere! Come vedesi la musica e le lettere fanno a pugni fra loro!
Altra singolarità nei titoli è questa: che molto spesso il superlativo invece di accrescere diminuisce l'onorificenza. Illustrissimo è più alla buona, e vale molto meno di illustre. Chiaro ha più forza di chiarissimo ... e così di altri.
Altra cosa curiosa e degna di studio. L'uomo-metallo allo stato grezzo, cioè a dire rustico, vien chiamato signore; se però fondi l'uomo con tre leghe di cavallo ne fai un cavaliere, il quale sul mercato vale assai più del signore, perché ha la proprietà di respingere la rugine. Molti si meraviglieranno di questo valore accresciuto coll'intervento d'un quadrupede, ma è un caso comunissimo in natura, e ve ne dò un esempio. Voi possedete un metro cubo di terra vegetale, ma arida, sabbiosa, sterile e siete poveri; ma se voi concimate quella terra, la renderete produttiva e raddoppierete il suo valore. Ecco forse l'origine della nobiltà.
La nobiltà, dicono gli storici, è antica quanto il mondo; ma nessuno si prende la briga di ricercarne l'origine; e sapete perché? Perché il primo nobile si è fatto cavaliere da sé!
Chiudo questa chiacchierata per non tediare il lettore. Se ho detto delle castronerie incolpatene la vanità degli uomini che ha violato le pagine del vocabolario, e la povertà della nostra lingua che non ha saputo classificare i titoli. Come mai volete aver fiducia in una lingua, la quale chiama col nome di pan fresco il pane caldo? che dà il nome di ombrello al parapioggia? che permette l'uso di troppo poco, e di mai sempre?!

 
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