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ENRICO COSTA


Salvatore Farina... e l'ultima battaglia
Enrico Costa
Dopo aver fatto il giro all'estero, tradotta in diverse lingue, L'ultima battaglia del Prete Agostino, novella di Salvatore Farina, perviene a noi nel suo originale idioma italiano. Sissignori! Sono oramai pareccchi i romanzi o le novelle di Farina che fanno questo giro, direi così, vizioso. Il Belgio, la Germania, la Spagna, ed altre nazioni acquistano dall'autore la primizia de' suoi lavori - cosicchè l'originale finisce per ritornare a noi come una copia stupenda - come la più splendida delle traduzioni di quelle novelle o di quei romanzi, che sono quadretti squisitamente eseguiti.
Nella battaglia di Prete Agostino Salvatore Farina parla di sè stesso - o meglio della strana malattia che lo ha colpito or sono parecchi anni. Direi così, è come una battaglia combattuta fra il dubbio e la fede - ma una battaglia serena che ti fa pensare ed amare, come in tutte le novelle di Farina, sempre piene di umorismo e di sentimento.
Il racconto della malattia del Prof. Silva ti commuove; se un difetto è in questa novella, è forse la distrazione che immancabilmente subisce il lettore, il quale dimentica il protagonista ammalato di corpo e di spirito, per trasportarsi con affetto all'autore del libro: a Salvatore Farina: all'ottimista - come ben scrisse il Barbiera - che crede le cose del mondo si risolvano sempre per il meglio.
La battaglia di Prete Agostino è il secondo racconto di quella serie che il Farina intitola Si muore, e che comincia colla novella Il Capitan Silvestro - lavori di squisita fattura, veramente originali, come lo sono tutti i romanzi del Farina, e in modo speciale Fra le corde di un contrabbasso, il Signor Io, Mio figlio, Dalla spuma del mare, Amore bendato, Amore ha cent'occhi.
Prima di essere rimesso all'estero per le diverse traduzioni, io ebbi il piacere di leggere il famoso capitolo settimo di questa novella, che contiene la confessione di Giorgio Silva al prete Agostino. E fu anzi lui stesso, il mio Salvatore, che volle leggermi quel commovente dialogo, quando nella scorsa primavera fui suo ospite a Milano - là, in quella camera elegante, ma melanconica e silenziosa, nel Corso di Porta Nuova, tutta piena delle memorie della sua povera Cristina! - Ben lo disse testè Raffaello Barbiera:
"Là egli dolorò, là gioì, là vive l'autore del Tesoro di Donnina, di Amore Bendato, di Mio figlio, il romanziere della famiglia, amato da milioni di lettrici e che in questa nostra Italia, immiserita e inebetita da chiesuole letterarie odiosissime, non gode la fama ampia e indiscussa che gli arride già da più tempo nel Belgio, nell'Olanda, in Germania, in Russia, e nella stessa patria di Carlo Dickens, al quale fu paragonato ed al quale un po' rassomiglia."
I sardi tutti divrebbero leggere la bella novella del nostro concittadino, così squisita nella sua semplicità. Come sono scolpiti con maestria i caratteri di Bernarda, di Severino Matore, del loro figlio Bortolino- e sovrattutti del professore Silva, e del prete Agostino! Che gioiello l'ultimo quadretto della morte del prete, svolto con tanta effiacacia in sole se paginette!
Dal mio canto non vi dico che una sola parola: leggetelo! - Posso aggiungere una cosa nova: il prete Agostino è un prete sardo, copiato dal vero, che ha veramenete esistito, tal quale lo vedete nella novella di Farina. Non mi credo però autorizzato a dirvi se realmente sia morto. Indovinatelo, o chiedetelo all'Autore. Io non ve lo dirò!
Concludendo: l'Ultima Battaglia di prete Agostino ha segnato una splendida vittoria per le lettere italaine. Salvatore Farina, completamente ristabilito, rientra gagliardamente nel campo dell'Arte - e vi rientra nel pieno vigore delle sue forze fisiche e intellettuali. Gli auguriamo lunghi anni di vita, per noi, per la nostra isola, per l'Italia nostra.
 
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