È un'arancia sanguigna il mio cuore:
E tu che mi desti il tuo sangue
ne avesti, o madre, lo spicchio più agro e più gramo.
Ebbe uno spicchio succoso
quella che ci baciò con la bocca
del'alba: e fu il più limpido mattino;
l'altro spicchio se l'ebbe chi ci offerse
la zolla ove fiorisse il nostro sangue.
Frutto inesausto il mio cuore, indomito
al gelo e al vento, tortore raminghe
dissetò a mezzogiorno e al plenilunio,
senz'altra legge oltre il vitale rigoglio.
Uno spicchio all'amico commensale,
uno per il compagno di viaggio,
altro per chi con noi divise il pianto
e il riso; altro per quella che tramò
l'inganno, con saggezza inconsapevole,
l'ultimo, alfine, toccherà alla morte.