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BIANCA PITZORNO


Milano, Mondadori, 1990
Principessa Laurentina
Bianca Pitzorno
Dorgo, ventisette giugno. La pendola in casa del nonno batte ventidue rintocchi. Barbara, distesa sul letto nella sua camera di sempre, cerca il sonno. Ma il sonno non vuole venire. Troppe emozioni.
E’ il suo primo giorno di vacanza. E’ arrivata questa mattina, e non da Alaria, ma direttamente da Milano, e non è stato il papà ad accompagnarla, come nelle estati degli ultimi sei anni. E’ stata la mamma. Per la prima volta dai tempi del divorzio, la mamma ha rimesso piede a Dorgo.
“Quella svergognata!” era andata a raccontare in giro la vecchia Carlina, visitando tutti i negozi del paese col pretesto di fare la spesa per un pranzo speciale. “Arrivare così, tutta disinvolta, in casa Lulli, stringendo sottobraccio il nuovo marito, e con un pancione di otto mesi! Pensate se l’avesse incontrata l’Alessio!”
Per fortuna l’Alessio, il padre di Barbara, in quei giorni era in Olanda, per una vacanza di una settimana con certi amici. Il nonno aveva accolto a braccia aperte la ex nuora, che non vedeva da sei anni; l’aveva baciata sulle guance scostandole con tenerezza i capelli dalla fronte. – Sei pallida. Ti ha fatto male la macchina? Non te le ricordavi così brutte, eh, le nostre curve?
Il nuovo marito della mamma, il patrigno, per chiamarlo col suo vero nome, scaricava dalla macchina i bagagli di Barbara.
- Ecco! Ve l’abbiamo portata sana e salva, la vostra bambina, anche se in viaggio ha vomitato due volte. Marcella mi aveva avvertito delle famose trecentodiciassette curve, ma non le avrei mai immaginate così tremende!
 
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