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BACHISIO ZIZI


Cagliari, La Voce Sarda Editrice, 1981
Il ponte di Marreri
Bachisio Zizi
La strada, insolitamente larga e senza fossi, si apriva come una ferita tra casupole di fango che appena si sollevavano da terra: vi gravava un silenzio risentito, come sulle cose escluse; i radi passanti curvavano la testa, per timidezza o protesta, mentre i ragazzi non osavano lanciare le grida nei giochi della sera.
Al mattino presto le donne spazzavano furiosamente il selciato, spruzzando acqua tutt’intorno per far morire la polvere. Quella inutile fatica quotidiana era uno dei tanti riguardi dovuti al rettore della chiesa del Carmelo, don Arcangelo Satta, che quella strada aveva voluto quasi come un ponte fra la sua casa e il vicino colle di Santandria. Con passo sicuro, senza appoggiarsi al bastone che portava per vezzo, il rettore scendeva, lasciando appena cadere uno sguardo sulle donne e i ragazzi che riverenti sogguardavano dalle porte delle loro case. Imboccava poi il sentiero di Cadone e, senza che il suo passo cambiasse ritmo, ergendosi fra i piccoli monticelli che affioravano qua e là, saliva, rischiarandosi in viso man mano che si avvicinava all’ampio spiazzo in cima al colle, dove i crucci del suo animo inquieto si placavano. Incurante del vento che gli gonfiava la tonaca, sporgendosi dal parapetto che chiudeva lo spiazzo, abbracciava con lo sguardo la vallata di Marreri, piena di pace e di sole, con le vigne già arate, i mandorli più verdi delle messi e al centro la casa con la chiesa.
 
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