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PAOLO MACCIONI


Cagliari, Cuec, 2004
Doppio gioco
Paolo Maccioni

Le camere del pensiero

Di Richard Hawthorne, scrittore inglese dei primi del Novecento, ho rinvenuto questo brevissimo racconto che ho pensato di riesumare e tradurre. Curiosamente non è mai stato tradotto in nessun altra lingua e non ha mai avuto la fortuna che avrebbe meritato neppure fra i lettori anglofobi.

Nathaniel Mapplethorpe, di Newcastle, all’età di sedici anni conobbe Beatrice Rixon, sua coetanea. E subito ne fu attratto.
Dopo le prime esitazioni palpitanti, presero a frequentarsi. Il sorriso di Beatrice si apriva per Nathaniel, così come il suo sguardo per lui si illuminava. Il suo seno bianco, rotondo e teso, l’andatura aggraziata, la voce tenera e piacevole. Le sue mani, affusolate e gentili, chiedevano e ad un tempo offrivano sicurezza, come si addice alle mani femminili. I capelli di Beatrice desideravano scorrere fra le dita di Nathaniel e i suoi fianchi essere stretti dalle braccia di lui.
Al pomeriggio Nathaniel attendeva dietro un maestoso castagno che Beatrice lasciasse l’Istituto, e insieme facevano rientro a casa. Prima di congedarsi attardavano qualche tempo in un angolo dietro uno steccato ricoperto di rampicanti che aprile aveva reso verdi e rigogliosi, dove, al riparo da sguardi severi, potevano sfiorarsi con trepidanti carezze. Quella relazione così pudica ed incantata, si interruppe bruscamente, un po’ per leggerezza di Nathaniel che forse ebbe timore di smarrirsi, impreparato, nel labirinto luminoso ed umbratile dell’amore d’inizio primavera. Ma soprattutto fu determinante l’intervento risoluto di Margaret Sullivan che, innamorata di Nathaniel, riuscì a strapparlo a Beatrice con calcolato tempismo.

 
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