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FILIBERTO FARCI


Milano, Editrice Ceschina, 1949
Ragazzi di Barbagia
Filiberto Farci
Gaie e ciarliere comarelle facevano crocchio davanti alla fontana del villaggio. Una vivace pispilloria: motteggi , esclamazioni, risate.
Il bel sole d’oro, che metteva nell’aria del sereno mattino di primavera, una mite dolcezza di tepore – le casette si crogiolavano, su la pendice della montagna, aperte le finestre agli odorosi respiri degli orti e dei giardini in fiore – le allettava a indugiarsi in quel dilettoso chiacchierio.
Brocche e mastelli, dimenticati sotto lo zampillo dei rubinetti, traboccavano. L’acqua cristallina si rovesciava con ilare scroscio fuori delle vasche di granito, sgattaiolava nella gora con vividi scintillii d’argento.
D’un tratto, una chiassosa compagnia di monelli, che tornavano, arsi e assettati, da una scorribanda in campagna, irruppe nella fontana intrufolandosi tra le ragazze. Bevvero avidi, cacciarono le teste arruffate e impolverate sotto il getto della fresca acqua, tra giocondi strilli.
C’erano Lareddu Rosas, Angiulinu Rius, Piricu Devaddis, Boicheddu Desogus, Bustianu Coiana, Stevineddu Arros, Chicu Silanus…Recavano nei volti la brunitura del gagliardo sole della montagna, nelle vesti e nei capelli sentori di bosco e di monte.
Chicu Silanus, che era, tutto pepe e fosforo, il capo di quella banda di monelli paesani, vide passare, per la via, Alenixedda, la servetto di casa sua.
 
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