Amico mio dilettissimo,

in un dotto articolo inserito nel Corriere delle Marche mentre che Lei onora della sua approvazione alcune cose da me dette nella mia scritturetta Non più Francia, mi avvisa con modi benevoli e cortesi che quel mio insistere frequente contro tutto che è francese non s’accorda troppo colle dottrine umanitarie, le quali tosto o tardi dovranno pur prevalere. Permetta che io le spieghi nettamente il mio concetto.

Comincio per dire che il Non più Francia non è l’ultimo scopo; esso è soltanto un mezzo provvisorio, un espediente del momento: è il grugno tra due fratelli onde far riconoscere all’altro il suo torto, tra fratelli che finiscono per abbracciarsi. Tante virtù ha il popolo francese, e quando non sia agitato dalle passioni, esso è umano, affabile, generoso; valoroso poi sempre e religiosissimo.