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BIANCA PITZORNO


Milano, Mondadori, 1998
La voce segreta
Bianca Pitzorno
Un Natale un po’ troppo egizio
Il primo Natale dopo la fine della guerra Cora ricevette in dono da Gesù Bambino quattro bambole. Tutte nuove, fissate con gli elastici al fondo della scatola di cartone, così come erano state esposte nella vetrina del negozio di giocattoli. Si trattava di: un bebè di celluloide simile a un neonato; una damina con vestito di organdis a balze e i boccoli un po’ stopposi, di quelle con la faccia verniciata che se cadono gli si scrostano subito il naso e la fronte; una negretta col gonnellino di paglia e, per finire, una Cappuccetto Rosso di panno Lenci col cestino per la nonna cucito alla mano destra e un mazzolino di fiori cucito alla mano sinistra…
A Cora questo fatto della cucitura faceva una strana impressione: non le avevano fatto male, alla bambola, infilandole nel palmo della mano quell’ago col filo bello grosso?
Lei una volta era caduta inciampando sui gradini del tabaccaio, e al Pronto Soccorso le avevano date tre punti sul mento. Aveva gridato come un’aquila dal dolore e dalla paura, tanto che la nonna Ida, che la teneva ferma mentre il dottore cuciva, le aveva dovuto dare uno schiaffo per calmarla.
- Quattro bambole in un colpo solo! Che esagerazione! – aveva protestato con la madre di Cora la zia Licinia, che quella mattina era venuta a casa loro subito dopo la Messa Delle Nove per fare gli auguri. – Così non riuscirà ad affezionarsi a nessuna – osservò. – Ti piacerebbe, a te, se ti nascessero quattro figli tutti insieme?
 
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