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BIANCA PITZORNO


Milano, Mondadori, 2000
Incantesimi e starnuti
Bianca Pitzorno
Vuoi saper quanti siamo nella mia classe? Ventitré: dieci femmine e tredici maschi. Perciò Paolo e Arjuna devono stare nello stesso banco, anche se sono tutti e due maschi, e un altro bambino deve stare da solo, a turno, perché i banchi sono a due posti e tredici è un numero dispari. La maestra Clarissa dice che l’aritmetica si insegna anche distribuendo i gelati o i posti nei banchi.
La maestra Clarissa è molto bella e anche molto buona, mentre la maestra Ermentruda è brutta come il suo nome: ha i capelli grigi, i baffi che pungono quando ti bacia (ma non ti bacia quasi mai), le gambe grosse e pelose e i piedi piatti, enormi. Come se non bastasse, è severissima. Guai se chiacchieri col tuo vicino di banco, guai se ti cade l’astuccio, guai se fai le orecchie sui fogli del quaderno, guai se mastichi gomma americana o pasticci con i pennarelli sul libro di lettura…
Avrai già capito che quando in classe c’è la maestra Ermentruda, io sono sempre in castigo.
Però ieri è finito in castigo Aureliano, e questa è una vera ingiustizia, perché lui non aveva fatto niente. Lo so benissimo, perché sono la sua compagna di banca e se disturbasse sarei la prima ad accorgermene.
Sai cosa aveva fatto Aureliano? Aveva portato a scuola la videocassetta di Cenerentola, per restituirla a Chang che gliel’aveva prestata. La maestra stava ispezionando i ripiani sotto il banco, per controllare chi aveva portato da casa la pistola ad acqua (era stato Paolo, ma fra noi non ci sono spie) e ha trovato la videocassetta.
Aureliano ha una grande passione per le fiabe.
 
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