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BIANCA PITZORNO


Milano, Mondadori, 2000
Tornatràs
Bianca Pitzorno
Quando sarò grande, scriverò un romanzo sulla mia vita.
La prima parte racconterà dei miei primi undici anni, e so già come andrà a finire, cioè che all’improvviso divento ricca e vado a vivere in un’altra città.
La seconda parte non so di cosa parlerà, perché non è ancora cominciata. Estarémo a védere, come dice Aracelio, il fidanzato di mia zia Mitì.
Certo che stamattina, quando mi sono alzata e sono andata in cucina a preparare la colazione per Leo, non potevo immaginare che prima del telegiornale delle otto avrei scoperto di essere un’ereditiera. Ero di malumore perché sapevo che, nonostante fosse il mio compleanno, non avrei avuto nessun regalo, e neppure la torta con le candeline. Poi mi è tornata in mente la festa dell’anno scorso, con papà che suonava il violino in onore dei miei dieci anni, e per sfogare la rabbia prima che si trasformasse in tristezza mi sono messa a sbattere i piatti sul tavolo e dopo, in bagno, ho sfregato così forte l’asciugamano bagnato sulla faccia di Leo, che quel pappamolle di mio fratello si è messo a frignare. Mamma però non si è accorta di niente.
 
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