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FRANCESCO ZEDDA


Milano, Casa Editrice Ceschina, 1962
Ascanio
Francesco Zedda
L’imperatore d’Austria, Francesco Giuseppe, aveva finalmente capito che non poteva più governare il Regno Lombardo-Veneto con la forca e le fucilazioni, come aveva fatto fin allora. Dopo aver sconfitto Carlo Alberto a Custoza, nell’agosto del 1848 egli era tornato a Milano più feroce di prima e, soltanto nel primo anno, aveva fatto impiccare o fucilare novecento sessantuno patrioti, in più aveva inflitto quattro mila condanne per cause politiche. Tortura, carcere durissimo, carcere duro, confisca di tutti i beni dei profughi politici, terrore e persecuzione contro chi non si mostrava suddito all’Austria, censura su tutto quello che si stampava e si leggeva, censura persino sulle romanze dei melodrammi e sui colori delle stoffe, controllo su tutto quello che si insegnava nelle scuole, vigilanza su tutto quello che si diceva nei salotti, spionaggio su tutto quello che i cittadini amavano e odiavano, violazione dell’intimità del focolare domestico.
 
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