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ALBERTO CAPITTA


Nuoro-Milano, Il Maestrale-Frassinelli,
Creaturine
Alberto Capitta
Il trampoliere aveva trampoli sottili ed eleganti, la coscia muscolosa e piedini robusti ben piantati nel fango. Il suo piumaggio era come una trama di corallo appena increspato dalla brezza dello stagno, il collo candido, candido il ventre come un fiotto di sangue, l'intera sua figura si specchiava nell'acqua a mezzogiorno.
Quando le pinze di Ademaro Grondona gli strapparono via la penna dalla più alta cima della coda sbarrò gli occhi incredulo e parve dire “per Dio!”
Avevano viaggiato la notte intera il maestro Grondona e il suo giovanissimo attendente per raggiungere la piana degli stagni, inoltrandosi per boschi di sorbe e castracane, sfiorando ovili di bestie addormentate, piccoli cimiteri di campo, pozzi e fonti sacre ricoperti di felce. Gli zoccoli squarciati delle loro asine avevano scoperchiato formicai e schiacciato visceri alle carogne. Avevano incontrato cani fosforescenti di rabbia, attraversato villaggi e villaggi e avvertito il profumo di vaiolo fuoriuscire dalle finestre aperte. Ancora a notte fonda erano giunti all'acqua. All'alba un giovane pescatore di novellame li aveva condotti all'altra sponda sulla sua barca.
 
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