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GIANNI MARILOTTI


Nuoro, Il Maestrale, 2004
La quattordicesima commensale
Gianni Marilotti
Dopo aver fatto due volte il giro dell’isolato, Franca Bellisai era sicura di non essere pedinata. Mentre guardava il marciapiede davanti a sé, con la coda dell’occhio vide l’autobus arrivare e fermarsi a qualche metro di distanza. Con uno scarto improvviso salì dalla parte dell’autista e aspettò che le porte si chiudessero con il solito sbuffo.
Obliterò il biglietto e si diede un rapidissimo sguardo intorno, poi si sedette vicino a una coppia di anziani. All’interno dell’abitacolo non c’erano molti passeggeri e questo poteva costituire un problema perché era più facilmente identificabile nonostante i cambiamenti operati sul viso dal trucco perfino eccessivo e dal taglio maschile dei capelli. Troppo poco, pensò, per ingannare i questurini della Digos. Vittorio Rullo era stato come al solito estremamente conciso ma netto: “Appuntamento in via delle Orfane, negozio di frutta e verdura angolo via Garibaldi alle ore 16, molto urgente, raddoppia le procedure di sicurezza”. Il biglietto, sigillato in una busta, le era stato recapitato dalla sua amica Rosa Tidu, una compaesana di cui i nuclei combattenti per il comunismo-colonna “Tullio Pedrini” si servivano sporadicamente.
La forma della comunicazione scritta era inusuale anche se non nuova in assoluto. Quasi sempre i messaggi le arrivavano per telefono, poiché il suo telefono era considerato abbastanza sicuro. Franca si era chiesta se questa comunicazione scritta avesse un significato particolare.
Era in uno stato di eccitata preoccupazione. Intuiva che c’era qualcosa nell’aria, ma non riusciva a realizzare che cosa. Sapeva che Vittorio stava preparando un’azione di fuoco importante e forse aveva anche indovinato l’obiettivo, sebbene l’organizzazione fosse sempre stata avara di informazioni con lei. Con uno sforzo di immaginazione Franca riteneva che la rosa si restringesse a tre nomi: il magistrato La Pera, il giornalista Circasio, l’industriale Pella. Che la sua organizzazione stesse pianificando un attentato “importante” era chiaro da almeno due mesi, da quando erano arrivate delle nuove armi; che l’obiettivo fosse uno dei tre era una deduzione che Franca poteva fare per il lavoro che svolgeva nell’organizzazione.
 
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