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GIUSEPPE COSSU


Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi/Cuec,
La coltivazione de' gelsi e propagazione de' filugelli in Sardegna
Giuseppe Cossu
Ciò che avete inteso nell’Evangelio del giorno d’oggi, tutto tende all’edificazione di ciascuno di voi altri, perché possiate sperare, ed un giorno gioire di quella felicità, che non avendo termine sarà parimenti nel cielo compita, e perfettissima. Ma questa felicità, questa edificazione potrà ancora conseguirsi sendo felici in questo mondo? E perché no? Dei beni temporali creati da Dio, egli non ne abbisognava; suo fine è stato di comunicarli a noi. E vi pensate che abbia voluto con essi adescarci e trarci all’eterna perdizione? Lo stesso Iddio per l’osservanza di sua legge promette ancora delle beneficenze temporali, perché servano di mezzo, e di stromento di tante opere di misericordia, meritorie ancor esse della vita eterna. San Paolo Iad Eph. ci racconta, che Gesù Cristo Signor Nostro venne espressamente in questo mondo per esser mediamente tra il cielo, e la terra, e per far riavere agli uomini quanto vi è in cielo, e in terra:instaurare omnia in Cristo, quae in caelo, & quae in terra sunt.
Ciò è tanto vero, quanto è innegabile, che la medesima legge soavissima di questo Dio mediatore infonde nei dominanti in questo mondo contro l’antica barbara tirannia uno spirito di beneficenza, ed un’attenzione pel bene, e per la felicità temporale dei loro sudditi. Questa però felicità temporale, come, con quali mezzi, da quali mani ci perverrà? Ci pioverà a caso dal cielo? Sì, dal cielo, figli miei amatissimi, e fortunatissimi. Per provvidenza del cielo tanto graziosa, quanto non meritata, ci ritroviamo nel dominio della Real Casa di Savoia, della quale se possiam raccontare, non siam però capaci di riconoscere le grazie, e i benefizi, che ai Sardi ha proccurato senza risparmio, né misura. E provvidenza più speziale del cielo si è l’aver continuato questo governo nell’attuale Sovrano, Principe a seconda del cuor di Dio, e conforme lo spirito della santa legge, tanto inclinato per felicitare, e prosperare questo Regno, che allora soltanto si crederà felice, quando lo saranno li suoi Sardi in tutte le maniere; poiché ama i suoi sudditi più ancora per esser loro Re, che per esser persuaso di esser lor padre, venerandolo questi come tale.
 
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