Roma occupata, ricomincia più vivace che mai per lo innanzi stata non sia la Questione di Roma. Non ci è verso d’intendersi intorno alle famose Guarentie, quasi che non le si trovino lì pronte nella legge della libertà universale; quasi che sia mestieri di Potere a chi potere non ha, ovvero lotta inevitabile sia, ne’ tempi in che si vive, tra il Principato civile e lo spirituale Ministero; e quasi che, da ultimo, due Società diverse abbiansi a riconoscere, ecclesiastica e politica, anzichè due estrinsecazioni distinte di unica e identica società. Né la ragione né la storia valgono a rinsavire coloro i quali, selvaggi essendo in questa sorta di studi o non edotti in essi quanto si vuole essere, trinciano sentenze e spaccano apotegmi da far spiritare i cani di ser Martino e le chiocce di nonna Berta. Non si bada a distinguere accuratamente, come pure si dovrebbe, le relazioni tra il governo italiano e il pontefice, quistione essenzialmente interna, e quelle del governo italiano e del vescovo di Roma cogli esterni potentati.