Nella tornata del 12 maggio, rispondendo al senatore Vitelleschi, Ella disse non esservi alcun che di vero nelle asserzioni mie e del Villamarina, che cioè sotto l’involucro della legge di conguaglio dell’imposta fondiaria vi annidasse un serpentello pieno di malizia, aggiungendo che né egli né io l’avevamo letta, o se sì, scientemente e volontariamente l’avevamo travisata.

Non so se il mio collega si soddisfi di quella gentilezza. Dal canto mio confesso che ne stetti non poco maravigliato. Come mai ha potuto credere che non abbia letto un uomo il quale, tenuto conto degli anni e del suo modo di vita dacchè ebbe imparato a compitare, deve avere letta qualche dozzina di pagine più di Lei, postochè non li abbia logorati nelle tavole da giuoco e in checchè altro? Quanto è del travisamento, io potrei usare parole più gravi, ma me ne rimango per non lasciarmi trasportare fuor del seminato.