Amico carissimo,
Percorrendo le pagine della Introduzione al Trattato Della Libertà da lei inviatomi in cortese dono, io trovo ricordato specialmente il mio nome in due luoghi del N. 21. certo Ella vi adopera meco ogni forma di benevolenza, secondochè domanda la gentilezza dell’animo suo e quella che amendue ci lega antica amicizia quasi di minore e maggiore fratello. Mi permetta tuttavia che contro la onesta ma forse non abbastanza considerata sua censura io faccia qualche poco di difesa.
Scrive Ella da bel principio (p. 260) che dopo avere io fulminata la statolatria siccome un idolo vilmente e schifosamentte pagano, abbia contuttociò sostenuta la legge dello incameramento de’ beni ecclesiastici che spirava statolatria da tutti gli articoli.
Se la legge della soppressione delle corporazioni religiose fosse stata discussa, io mi sarei con ogni mia forza provato a dimostrare come fosse ingiusta nella sua cagione, politicamente inopportuna, finanziariamente dannosa.