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GIOVANNI SIOTTO PINTOR


Cagliari, Tipografia Nazionale, 1850
A Emanuele Marongio vescovo per grazia di Dio e del re scomunicante
Giovanni Siotto Pintor

Io non so, Monsignore, quale idea v’ abbiate voi formato degli uomini attuali e de’ tempi, o da qual sacro furore invaso abbiate potuto credere valida e di qualche effetto quella vostra ingiusta, avventata, assurda dichiarazione di Scomunica maggiore.

Uomo molto innanzi negli studi ecclesiastici, come potete voi ignorare che il concilio di Trento non fu, quanto alle cose di mera disciplina, accetto al tutto in quasi nessun paese della cristianità? E come le Prammatiche sanzioni poste all’Indice per li sforzi maravigliosi di Bernardo La Cabra sieno state in ogni tempo osservate dal clero? Quanto alla bolla In Coena Domini alla quale accennaste nel Monitorio del passato novembre, or come foste voi oso di ricordare a questi uomini, a questo governo, a questo secolo un monumento ignominioso delle ambizioni de Vaticano, il quale in nome di Dio uno e trino metterebbe quanto è largo e lungo il mondo sotto al cappello d’un prete?

Ma se anco quel concilio e quella bolla fossero nel pieno loro vigore, era qui il caso d’usurpazione di beni ecclesiastici?

 
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