Modi di dire
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
p. 158
Questo soglio sembrava l'aria d'Imene o il tempio di Ciprigna. - Tra le pieghe di esso io vedeva un turco splendidamente vestito, coricato sopra un divano. - Figuratevi, madonna un uomo alto come una palma e dalle membra proporzionate – dalla barba nera d'ebano e lunga – dai capelli ricciuti – dagli occhi nerissimi e scintillanti – dai lineamenti regolari, decisi su cui erri una sfumatura di grata fierezza. - Tale era colui – egi era il Soldano; io adunque senza saperlo, mi trovava nel suo Harem. Non appena vi entrai una folla di ninfe e di amorini mi cinsero con ghirlande di Flora e blandemente mi tiravano verso il turco.
p. 161
A questo punto della storia di Zulemaide, Elodia si era fatta tutto in un momento bianca come pannolino lavato, con gli occhi stravolti guardava tremante verso una siepe del giardino e dopo prese a gridare: - Zulemaide, Zulemaide, siamo perdute... Vergine santa aiutateci. Vedi là quei quattro sgherri!... fuggiamo - fuggiamo - soccorso!!! In quell'istante quattro uomini chiusi in nere armadure colle celate su viso piombarono precipitosi sulle ingenue verginelle.
p. 171
Sassari, immune d'ogni peso libera come l'augello!
p. 175
Niccolò Calderari chiuso sempre nelle sue stranze vi rigirava come tigre ne' suoi canneti a cui fosse stato tolto un nato.
p. 195
Certo il demonio avvisa il tristo della sua fine tremenda!