Istruzione
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 63
- Andiamo! - riprese il vecchio raschiando e tossendo. - E le cose forse non si sanno? Ebbene, solo i cani riescono a nascondere le loro immondezze. Perché il padrone non fa studiare i suoi bastardi? Anania, che guardava alla finestra, sotto la quale odorava un mucchio di sanse fumanti, sentì un fremito di dolore, come se qualcuno l'avesse percosso.
p. 63
- E che le cose non si sanno? - ripeté il vecchio, prendendo il randello in mano, come per difendersi da un possibile attacco. - Il bambino che lavora nella bottega di Franziscu Carchide è forse figlio di Gesù Cristo'? Ebbene, perché il padrone non fa studiare quel bambino, che è suo?
- È il figlio d'un prete, - disse il mugnaio, abbassando la voce.
- Non è vero. È del padrone. Osservalo; è tal e quale a Margarita.
- Ecco, - rispose il mugnaio completamente disarmato, - quel bambino è cattivo come il diavolo: non si può far studiare. Si può combattere contro le pietre?
- Ah, bene! - mormorò zio Pera, ripreso da un attacco di tosse.
p. 66
Un giorno, mentre Anania studiava la grammatica greca, passeggiando in un piccolo viale solcato tra il verde cinereo d'una distesa di cardi, udì picchiare al cancello.
p. 69
Sul tavolino e nella scansìa stavano pochi libri e molti quaderni; tutti i quaderni scritti da Anania; parecchie scatole legate misteriosamente, calendari e pacchetti di giornali sardi.
p. 71
- Come sono vile, - pensava, - vile fino alla menzogna. Io potrò studiare e diventare avvocato, ma anche moralmente resterò sempre il figlio d'una donna perduta...