Italia ed Europa
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
p. 60
Acciò si sgabbiasse anche Lamberto suo partitante.... onde è che tu mi vedi qua per servirlo. - Ma demonio! Non hai tu pensato che se un giorno il Giudice Nino arriva a trionfare de' suoi nemici ritornato in Sardegna, ti farà pagar ben cara questa tua ribalderia? - Oh di ciò non me ne curo punto... son io sicuro del fatto mio – Dopo il disastro toccato al suo avolo, conte Ugolino, la stella dei Visconti può dirsi tramontata; egli conta solo ormai in parecchi fautori di parte guelfa di Genova e di Pisa.... infatti ha smesso ogni ambizioso pensiero su Pisa e credesi si riduca fra non molto al suo modesto dominio di Sardegna.... ma ti so ben dire io che il castello di Fansania non lo troverà così munito come l'ha lasciato!
pp. 63-65
Nino Scotto dell'illustre famiglia Visconti di Pisa e amico di Dante, che ne descrisse co'suoi versi immortali il nobile carattere, aveva ereditato in Sardegna il Giudicato di Gallura – Ciò verso il 1280. Il giudice Nino aveva preso ad amministrario con quell'affabilità che lo predistingueva – tant'è si aveva guadagnato in breve tempo l'amore e il rispetto di tutti i suoi sudditi […] D'allora in poi egli non ebbe più pace e consumò gli ultimi suoi anni guerreggiando sempre i suoi nemici finchè non si ridusse nel suo modesso dominio di Sardegna. Inallora pure, il nostro Frate Gomita pagò la pena di tutti i suoi misfatti.... Il Nino venuto a conoscenza delle sue ribalderie lo aveva fatto appicciare ad un laccio.
pp. 75-76
Tornando a noi, Guantino non aveva degenerato dal padre; gli aveva sortito dalla natura un animo generoso e grande – fin da giovinotto fu inviato a Genova a studiarvi il trivium ed il quattrivium e ad apprendervi l'arte militare che poi a quei tempi – prevaleva sopra ogni altra disciplina. Egli superò in tutto i suoi compagni - tant'è veniva da tutti portato ad esempio - e si meritò l'amore e la considerazione delle primarie famiglie genovesi tra cui, in particolar modo quella dei Doria e dei Malaspina. Da costoro fu armato cavaliere e ammesso a prender parte alle incessanti rappresaglie che si facevano le due rivali repubbliche Genova e Pisa. [...] I suoi concittadini furono solleciti a presentargli i più sinceri attestati di stima, ad ammetterlo nei Consigli della Comune – ad elevarvelo al dignitoso grado di Podestà; ed egli perito qual era in così fatti negozi, lo si vide amministrare con una saggezza e bontà non comune, spesse volte disponendo del suo avere per il benessere della patria.
pp. 78-79
Gerusalemme presa e ripresa or dai Cristiani, or dai Turchi era caduta fin dal 1244 in potere di questi ultimi. Le forze cristiane – all'epoca del nostro racconto – si erano concentrate nella Tolemaide (San Giovanni d'Acri) ed ivi, le città marittime Genova, Venezia e Pisa continuatamente fra loro gareggiando, vi avevano quartieri, leggi e magistrati proprii.
pp. 80-81
Quando a Dio piacque Guantino arrivò a Genova. Volgeva allora l'anno 1284 e la superba Repubblica cintasi or ora d'alloro per la famosa vittoria riportata sui Pisani nella memoranda battaglia nella memoranda battaglia della Meloria, festeggiava così segnalato avvenimento. Vi s'innalzavano archi di trionfo, vi si preparavano steccati per correr giostre e quintane; i gonfaloni dei Doria, dei Malaspina, dei Grimaldi, Fieschi e Spinola – tutte illustri famiglie genovesi, - sventolavano superbamente dei cospicui palagi.