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Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico

Marcello Cossu

p. 118
Noi diremo alcune parole su questo Etiopo, che ne dovrà assai interessare. Egli era nativo della Libia ed un giorno era ricco e potente; ma la sua stella lo volle misero schiavo. In un funesto scontro che egli ebbe coi Giannizzeri del Soldano, fu fatto prigioniero, trasportato in Oriente e ivi venduto. Caso volle che Federico passando in quelle incontrade lo vedesse e, trovandolo robusto e forte, non che calcolando sulla fedeltà del moro verso il suo padrone e sul terrore che incuteva nei Sardi così fatta genìa, lo comprasse ed accomodasse a suo servigio.

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p. 119
Eppure il moro è ospitale come l'Oasi del suo deserto... amico come l'ombra delle sue palme... soave come il frutto del suo cocco... La sua ardenza supera i calori di Sahara, il suo furore, i groppi del Simouhr.

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p. 120
Decisamente costui ha il cuore più feroce della tigre d'Africa! La tigre – anch'essa – quando s'è abbeverata di sangue, cessa dal far strage e si sdraia e si addormenta per lunga pezza.

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pp. 138-139
Egli aveva scosso i polverosi turbini di Sahara che da tempo si erano rovesciati sul suo capo e richiamava alla mente i primi giorni della sua vita – i giorni felici. Vedeva la palma del suo orto, il melograno, il cipro ed il nardo, il grunzo, il cinanomo e l'incenso; i ruscelletti e i pozzi d'acqua viva... - e sospirava; perocchè egli aveva perduto ogni cosa. Vedeva l'amica de'suoi primi pensieri d'amore, - le parlava come fosse vicina e le diceva così: - Oh quanto eri bella, amica mia, quanto eri bella! Io ti assomigliava alla rosa di Seroa; perocchè eri bianca e vermiglia... eri dolce più del miele e odorosa, perocchè sparsa de'tuoi oli odoriferi - le tue chiome erano crespe e brune come le ali del corvo e le tue tempie erano simili ad un pezzo di melograno... I tuoi occhi sembravano colombi presso ruscelli d'acqua ed erano come lavati di latte, e posti come dentro il castone d'un anello... le tue guancie erano simili ad un'aja d'aromati a bussoli d'odori... le tue labbra simigliavano un filo tinto di scarlato e stillavano mirra schietta. - Tu eri così bella, o sposa mia, colomba mia, eri così bella e m'inspirasti amore.... e tu mi amavi perchè eri Amore stesso.

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pp. 145-146
Ella diceva son pur belle le sarde ville; ma non però così sfarzose e lussureggianti come le nostre d'Oriente. Qui non sono le pacifiche nostre ombre di palme; mancano il cipro, il nardo, il cinamomo e gli alberi d'incenso, di mirra, d'aloe e d'ogni più eccellente aromato; mancano il laghetti d'acque cristalline, ove guizzano infinità di pesciolini d'oro, i zampilli d'acque odorifere alle nostre religiose abluzioni e mille inenarrabili magnificenze che in quella nostra terra a larga mano son sparse. O, se voi, madonna, avreste potuto vedere i giardini del Soldano, il suo sontuoso Harem, avreste creduto la terra imparadisata.

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