HOME
 
CHI SIAMO
 
PUBBLICAZIONI
 
AUTORI
 
PERIODICI
 
DIDATTICA
 
LESSICO
 
BIBLIOGRAFIA
 
RECENSIONI
 
EVENTI
 
CREDITS
Vai all'indice di questa sezione

Ricerca avanzata

TEMI

arte aspirazioni colori contatti con altri paesi costumi emigrazione flora e fauna gente geografia giornalismo istruzione italia ed europa leggende limiti lingua modi di dire nazioni extraeuropee religiosità riferimenti letterari storia

Leggende

Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo

Marcello Cossu

pp. 50-51
Ti farò conoscere – dio Bacco volendo – il Negromante che ci ha giurata guerra, e ci contende il terreno palmo a palmo... >> << Bello, questo, poetico!... Sarà un prete, sfido? >> << Appunto un prete! - Un diavolaccio di zio della ragazza che si ha fitto in capo, non lasciarle prender marito finchè non creppi lui prima... Immagina che crudeltà! - Ma lo scellerato ha le sue sante ragioni; chè è tutore della ragazza, e ne amministra la pingue dote come robba sua.. >> << Che anima nera di prete! - E quanti anni fa, la ragazza? >> << Diciott'anni!>> << Cannoni! - però la cosa è seria; bisognerà che tu e lei v'accomodiate a basir l'amore ancora per tre anni! - un eternità per due che si amano forte – e fino a che la fanciulla non raggiunga il ventunesimo anno, età della sua emancipazione, voi non potrete sicuro conseguire le vostre brame; chè tanto il prete, che la legge vi si oppongono inesorabilmente! >> <<  La legge in questo caso tiene del medioevale, del barbaro; avrebbe dovuto por mente a certi scellerati tutori, che per papparsi le sostanze dei loro pupilli, si valgono tirannicamente di quella podestà, che a loro spensieratamente fu accordata.

colori, costumi, gente, leggende, lingua, modi di dire, storia

p. 50
Tanto più, domani è bello andare a zonzo pel paese, stringere conoscenze, ammirar le forosette, le nostre villanelle, altrettante gioie - altrettanti amorini, qualche cosa insomma di paradiso.

leggende, lingua, religiosità

p. 55
Inallora ascoltate: Dicesi, che sotto quelle macerie, in una sala a cui si va per sotterraneo, e il cui accesso è ignoto a tutti, stia un vecchio grinzoso, inchiodato su d'un seggiolone a bracciuli a leggere costantemente su un libraccio nero nero, e con un paio di occhialacci inforcati sul naso! - Notate anche questa circostanza...>> << Scommetto che a quest'ora il bravo vecchio ci ha dei secoli sulla gobba, e che poco per volta andrà a raggiungere l'età di Matusalemme, se pure non la sorpasserà.

colori, leggende, modi di dire, religiosità

pp. 56-57
Narrasi infatti che vi sia sceso un fortunato pastore, al quale un giorno, gironzolando col suo gregge in quei pressi, sia apparso un giovinetto vestito di candidi vestimenti, dal viso splendente, raggiante come quello d'un angelo; - era veramente un angelo – e che dopo avergli parlato di volerlo far ricco, lo esortasse a tenergli dietro. Il pastore non si fece punto pregare e venne con lui, il quale lo menò fin sul culmine del dirupo, ove per via d'incantesimi sollevò un gran masso che chiudeva l'adito al sotterraneo, e in cui entrambi entrarono. Fatto l'oscuro androne, il giovinetto, o meglio l'angelo e il pastore riuscirono nella sala di cui si è detto, e ivi sostarono. Allora il pastorello tutto tremante guardò ove si fosse, e vide quel vecchio seduto a leggere sul libraccio nero, nella positura che lo descrivono, e di più, vide agli angoli della sala, monti di monete d'oro, d'argento e di rame, così luccicanti, che sembravano uscite poco prima dalla zecca. Pertanto l'angelo diè piglio ad una bisaccia, cui il pastorello aveva posto mente tor seco, e la colmò d'ogni serie di quelle monete; quindi la caricò addosso al povero uomo, stordito per la meraviglia e lo mandò pei fatti suoi in quello stesso sotterraneo ond'erano entrati. Si aggiunge che nel congedarlo, l'angelo raccomandasse forte al pastore di non dir verbo a chi che sia di questa sua avventura; ma che il pastore, non che tener per sacro il comandamento, abbia subito propalato l'accaduto, anzi abbia incitato alcuni suoi parenti ed amici a tentare l'impresa fortunosa di scendere nella sala del tesoro, esibendosi egli stesso per scorta. Fatto stette, giunti sul luogo, per quanto frugassero da per tutto, mai poterono scoprire l'accesso al sotterraneo - e bisogno deporne l'idea col crepacuore del disinganno. Il pastorello poi non stette molto, pagò ben cara la pena della sua disobbedienza; assalito da una grande enfiagione a tutto il corpo, morì in pochi giorni fra i più fieri dolori.

colori, costumi, flora e fauna, geografia, leggende, lingua, religiosità

p. 72
Tutta d'un sorso, caro, bisogna pur dire che quel tuo letto ci abbia in grembo i papaveri del dio Morfeo!

flora e fauna, leggende

Indietro1 . 2 . 3 . 4 . 5 . 6 . 7 . 8 . 9 . 10 ......Avanti
 
Centro di Studi Filologici Sardi - via dei Genovesi, 114 09124 Cagliari - P.IVA 01850960905
credits | Informativa sulla privacy |