Nazioni extraeuropee
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 430
Raccolti entro una capanna, seduti per terra a gambe in croce intorno a una damigiana verso cui si volgevano come a un idolo, i poeti improvvisavano ottave pro e contro la guerra di Libia: eran parecchi e si davano il turno, e intorno a loro si accalcavano uomini e ragazzi: di tanto in tanto qualcuno si curvava per prendere di terra un bicchiere di vino. - Bibe, diaulu! - Salute! - Che possiamo conoscerla cento anni di seguito, questa festa, sani e allegri. - Bibe , forca!
p. 431
All'ombra della chiesa Efix invece sentiva altri gruppi di paesani parlare dell'America e degli emigranti.
- L'America? Chi non l'assaggia non sa cosa è. La vedi da lontano e ti sembra un agnello da tosare: ci vai vicino e ti morsica come un cane.
- Sì, fratelli cari, io ci andai con la bisaccia a metà piena e credevo di riportarla colma; la riportai vuota!
p. 509
Tu devi sapere che tredici anni belli e lunghi occorsero per fabbricare la casa del Re Salomone.
Era in un bosco chiamato il Libano, per le piante alte di cedro che là crescevano. Luogo fresco. E tutta questa casa era fatta di colonne d'oro e d'argento, con le travi di legno forte lavorato, e il pavimento di marmo come nelle chiese; in mezzo alla casa c'era un cortile con una fontana che dava acqua giorno e notte, e i muri erano tutti di pietre fini, segate a pezzi uguali come mattoni. Le ricchezze che c'eran dentro non si possono contare: i piatti erano d'oro, i vasi d'oro, e tutta la casa era ornata di melagrane e di gigli d'oro; anche i collari dei cani eran d'oro e le bardature dei cavalli d'argento e le coperte di scarlatto. E venne la regina Saba, la quale aveva sentito raccontare di queste cose fino all'altro capo del mondo, ed era gelosa, perché ricca anche lei, e voleva vedere chi era più ricco. Le donne son curiose...
p. 524
- Zio Efix! - gridò il ragazzo, e riprese a suonare, parlando e ridendo nel medesimo tempo. - Ma non eravate morto? E chi diceva che eravate in America e diventato ricco, e che mandavate tanti denari alle vostre padrone. Adesso il guardiano qui, sono io: se voglio scacciarvi come un ladro posso farlo. Ma non lo faccio. Volete dell'uva? Prendetevela. Il mio padrone, don Predu, se ne infischia, di questo pezzo di terra: ne ha tanti altri, di poderi. Quello grande, di Badde Saliche, quello sì, ne dà prodotto. Le frutta di qui, il mio padrone le manda in regalo alle sue cugine, le vostre padrone: ma esse stanno sempre chiuse dentro come il riccio nella sua scorza. Oh, zio Efix, vi devo dire una cosa: l'altra notte - di notte sto chiuso nella capanna, perché ho paura degli spiriti, e sempre sento nonna raspare alla porta - l'altra notte che spavento! Ho sentito una cosa molle agitarsi intorno ai miei piedi. Ho gridato, ho sudato: ma poi all'alba mi accorsi che era una lepre ferita: sì, presa al laccio era riuscita a scappare e stava lì con la zampetta rotta e mi guardava con due occhi da cristiana. Gliel'ho fasciata, la zampetta; ma poi ha avuto la febbre; scottava fra le mie mani come un gomitolo di fuoco; e s'è fatta nera nera ed è morta.
p. 529
Per tutto il giorno continuarono a insolentirsi, un po' scherzando, un po' sul serio: ma nel pomeriggio ella uscì e comprò un costume quasi nuovo da una donna il cui marito era andato in America.