Arte
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
p. 188
Questa veniva ad essere il Monastero di San Pietro di Silchi posseduto dai monaci Benedettini in uno alla Villa, rinomata in quel tempo per la sua amenità e delizie.
p. 188
Porta Utzeri a quella tarda ora era chiusa e vigilata da una scolta. Uno di que' due uomini non appena giuntivi disse alcune parole all'orecchio della guardia, la quale tosto si accinse per aprirla e lasciò liberamente passare i sorvenuti. Essi fecero ancora oltre i tremila passi, poi si rifermarono in faccia ad una mole gigantesca. Questa veniva ad essere il Monastero di San Pietro di Silchi posseduto dai monaci Benedettini in uno Villa, rinomata in quel tempo per le sue amenità e delizie.
pp. 189-190
Era una sala vastissima addobbata da stoffe nere e illuminata da molte torcie disposte sopra un'altare di velluto rosso. In questa campeggiava inalberata l'effigie del Redentore e a destra e a mancina di essa un gran numero di pugnali e di spade messi in croce. Nella sala stavano raccolti alcuni uomini di vestiti a bruno, con la maschera, pur essa bruna, sul viso, e seduti in diversi seggioloni. - Quel luogo inspirava terrore.
pp. 215-216
Il Giudice Donno Michele Zanche chiuse la serie dei dinasti turritani. Alla sua uccisione il Giudicato venne suddiviso per terre e per castelli che occuparono i Doria, i Malaspina ed i marchesi di Massa – quali per diritti di parentela quali per via di contratti che si stipularono tra loro. I Doria diventarono signori dei castelli di Monteleone – Roccaforte – Castel Doria – nella regione dell'Anglona; di Ardara – di Bisarcio – Meilogu – Cabuabbas – Nurcara e d'una parte della Nurra. I Malaspina, di Bosa – del castello di Bulzi – d'Osilo e dei territori di Coguinas, Figulina e Marti. Molte località della stessa provincia vennero occupate dai Marchesi di Massa, mentre le altre rimasero sotto la dipendenza delle Repubbliche di Genova e di Pisa.
La bella di Osilo
Marcello Cossu
p. 24
Era il sobborgo di Salvenero, il quale sorgeva un tempo nelle circostanze di quell'antica città cartaginese distrutta dai Vandali, che fu Plubium e che ora si chiama Ploaghe. Scendendo da questo villaggio vedonsi ancora gli avanzi del sobborgo accanto ad un'antica chiesa abaziale, ed ai ruderi di un monastero.