Arte
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
p. 60
Acciò si sgabbiasse anche Lamberto suo partitante.... onde è che tu mi vedi qua per servirlo. - Ma demonio! Non hai tu pensato che se un giorno il Giudice Nino arriva a trionfare de' suoi nemici ritornato in Sardegna, ti farà pagar ben cara questa tua ribalderia? - Oh di ciò non me ne curo punto... son io sicuro del fatto mio – Dopo il disastro toccato al suo avolo, conte Ugolino, la stella dei Visconti può dirsi tramontata; egli conta solo ormai in parecchi fautori di parte guelfa di Genova e di Pisa.... infatti ha smesso ogni ambizioso pensiero su Pisa e credesi si riduca fra non molto al suo modesto dominio di Sardegna.... ma ti so ben dire io che il castello di Fansania non lo troverà così munito come l'ha lasciato!
p. 66
Il Giudice turritano, partitosi il suo amico, a detta di Dante, un vasel d'ogni froda, corse ad aprirne una per depositarvi i cento fiorini che or ora aveva ricevuto in prezzo della libertà di Lamberto.
p. 70
Questa veniva tappezzata da una stoffa gialliccia o per meglio dire: da una stofa frusta e sbiadita dal tempo. Alle quattro pareti stavano affissi i ritratti in legno di tutti i dinasti di Torres – disposti in ordine cronologico; vi era solo un vuoto il quale sarebbe stato occupato dal ritratto di Michele Zanche dietro sua morte, succeduta la quale doveva pur farla finita la dominazione dei Giudici nel Logudoro.
pp. 71-72
L'ordine della nostra istoria vuole che ne portiamo in Sassari nella via Turritana in quel tempo primaria fra le altre vie della città e in cui fissavano dimora le incessanti emigrazioni dall'antica Torres ormai distrutta – d'onde prendeva poi nome la via. La via Turritana era inallora lunga, spaziosa e andava a mettere, come al giorno d'oggi si vede, nella mole del duomo dedicato in quell'epoca a Nostra Signora del Popolo. Vi facevano bella mostra i grandiosi palagi delle illustri famiglie torreggiane e sassaresi fra di cui tutti, spiccava quello dei Catoni.
p. 72
Esso era un vasto edifizio medievale eseguito con pietre rozze, più largo per verso della facciata che sui fianchi. Aveva le finestre a sesto acuto dimezzate da una colonnetta che servivano a dare all'opera un certo carattere gotico. Sull'estremo canto della facciata e precisamente nel mezzo, sporgeva un ballatoio a cui salivasi per due ordini di scalinate: quivi si apriva il portone, che era ben afforzato da lastre di ferro e da chiodi. All'ovest il palagio aveva attiguo un giardino cinto da un alto muro.